sábado, 31 de marzo de 2012

L'ARTE E GLI ARTISTI - Necessità di un bilancio del XX secolo

Giunti al termine del XX secolo è naturale pensare a delineare il bilancio di una vicenda che è poco nota e, a prima vista, è contrassegnata più da ombre che da luci. Già il Papa Paolo VI in occasione dell'incontro con gli artisti il 7 maggio 1964, aveva tentato un primo bilancio a proposito dei rapporti tra la Chiesa e gli artisti contemporanei. Papa Montini non aveva esitato a riconoscere con sincerità i torti della Chiesa, senza tacere quelli degli artisti, ma non si era fermato a questo: proponeva agli artisti di rinnovare il tradizionale patto di amicizia e di alleanza con la Chiesa. Papa Giovanni Paolo II, a sua volta, nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, pubblicata il 10 novembre 1994, insiste perché, "mentre il secondo millennio del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli... Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi." (nn. 33-36)

viernes, 30 de marzo de 2012

LE GRANDI QUESTIONI DELL'INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II

Ventisette anni di magistero, segnati dal confronto con le più svariate culture del mondo, hanno portato papa Wojtyła a toccare tante e interessanti questioni, alcune più importanti, altre meno importanti, tutte però di sicura profondità antropologica. E proprio l’attenzione all’uomo, costantemente manifestata da questo pontefice, gli ha fatto scrivere le pagine più significative sull’arte e sui beni culturali nelle loro variegate articolazioni.
Qui di seguito verranno evidenziate solo alcune delle grandi questioni che emergono dagli insegnamenti di Giovanni Paolo II, quelle forse più legate alla vita della Chiesa o forse anche più attuali. Tante altre vengono taciute, con la fiducia che agli studiosi non sfuggiranno nel loro portato, perché il papa ha avuto parole per pittori, scultori e architetti, per gli uomini di teatro e di penna, per gli artisti del cinema e della danza, per i circensi e i lunaparkisti, per i gruppi bandistici e folcloristici. Ha trovato parole per gli archivisti e i bibliotecari, i responsabili dei musei e delle pinacoteche, gli archeologi e i cultori di etnografia, i giornalisti e i fotografi, gli incisori e i filatelici.
A tutti, attraverso accenni alla loro arte, ha saputo parlare di Dio, perchè a loro volta parlassero di Dio a chi della loro arte sapeva godere.

jueves, 29 de marzo de 2012

DIALOGO CON GLI ARTISTI

Dare concreta, coerente e realistica attuazione all'insegnamento del Concilio in materia di pastorale dell'arte e degli artisti è doveroso, ma non è un'impresa facile. Si corre il rischio di improvvisare in maniera imprudente e di cedere a retoriche superficialità. Perciò, oltre ad avere ben chiaro l’obiettivo a cui mirare, occorre procedere sulla base di alcune precise scelte strategiche, che presentiamo brevemente.
1. Riconoscere e valorizzare i carismi, le iniziative e le istituzioni esistenti
a) La prima e fondamentale scelta strategica consiste nel riconoscere con generosità i "carismi" artistici esistenti all’interno della comunità ecclesiale, tra i laici, i religiosi e le religiose, i sacerdoti diocesani. Si dia spazio alla multiforme pluralità di doni artistici, superando ogni atteggiamento puramente funzionale, che porta a riconoscere solo i "carismi" considerati utili a determinati scopi. Distinguendo il livello amatoriale e quello professionale, tra i "carismi" più modesti o solo incipienti e quelli di provato e riconosciuto valore, le diocesi guardino con simpatia a tutti gli artisti e a ciascuno di essi, secondo le rispettive capacità, e offrano loro, con il giusto senso critico e con generosità, occasioni e possibilità di espressione.

miércoles, 28 de marzo de 2012

L'ARTE E GLI ARTISTI NELLA VITA DELLA CHIESA

L'OBIETTIVO PER IL TERZO MILLENNIO: ATTUARE L'INSEGNAMENTO DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
11. Un insegnamento ancora da mettere in pratica
L'obiettivo da perseguire in vista del terzo millennio per quanto riguarda la pastorale dell'arte e degli artisti è già stato identificato nelle linee generali dai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Fino a oggi, per varie ragioni, in Italia tale insegnamento non è stato ancora sufficientemente conosciuto e non ha trovato l'accoglienza che meritava; perciò non si è ancora tradotto in un progetto pastorale coerente e condiviso. A trent’anni dalla fine del Concilio sembra ormai giunto il momento di prenderlo in seria considerazione e di iniziare a metterlo in pratica con la necessaria determinazione.

martes, 27 de marzo de 2012

EL ARTE - JUAN PABLO II

L’arte è esperienza di universalità. Non può essere solo oggetto o mezzo. E’ parola primitiva, nel senso che viene prima e sta al fondo di ogni altra parola. E’ la parola dell’origine, che scruta, al di là dell’immediatezza dell’esperienza, il senso primo e ultimo della vita. E’ conoscenza tradotta in linee, immagini e suoni, simboli che il concetto sa riconoscere come proiezioni sull’arcano della vita, oltre i limiti che il concetto non può superare: aperture, dunque, sul profondo, sull’altro, sull’inesprimibile dell’esistenza, vie che tengono libero l’uomo verso il mistero e ne traducono l’ansia che non ha altre parole per esprimersi. Religiosa, dunque, è l’arte, perché conduce l’uomo ad avere coscienza dell’inquietudine che sta al fondo del suo essere e che né la scienza, con la formalità oggettiva delle leggi, né la tecnica, con la programmazione che salva dal rischio d’errore, riusciranno mai a soddisfare”
JP II

lunes, 26 de marzo de 2012

EL DOMINGO DE RAMOS, "DE PASSIONE DOMINI"


En este día, como dice el Missale Romanum, la iglesia conmemora a Cristo, el Señor, que entra en Jerusalén para llevar a cumplimiento su misterio pascual. En todas las misas se debe hacer memoria de esta entrada del Señor: con la procesión solemne (forma I); con la entrada solemne (forma II) antes de la misa principal; o bien con la entrada simple (forma III) antes de las otras misas.
La entrada solemne, aunque sin procesión, puede ser repetida antes de otras misas que tengan gran número de fieles.

domingo, 25 de marzo de 2012

EL JUEVES SANTO: CONCLUSIÓN DE LA CUARESMA

Antiguamente, en la mañana del jueves santo se celebraba el rito de la reconciliación de los penitentes que ya habían cumplido todo su camino penitencial siguiendo una rígida disciplina para los pecados graves, que les habían excluido de la participación  en la eucaristía. El miércoles de ceniza, el obispo les había impuesto el cilicio; después permanecían recluidos hasta el jueves santo, día en que eran absueltos para que participasen en la eucaristía de la noche de pascua. Hoy no existe ya esa antigua y rígida disciplina penitencial. Sin embargo, la comunidad cristiana está igualmente llamada, al final de la cuaresma, a celebrar el sacramento pascual de la reconciliación en las formas establecidas por el nuevo ritual de la penitencia, y según las necesidades de cada una de las comunidades.
De A. Bergamini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas

sábado, 24 de marzo de 2012

CUARESMA - LA MISA CRISMAL

El origen de la bendición de los santos óleos y del sagrado crisma es de ambiente romano, aunque el rito tenga huella galicana. Parece que hasta el final del s. VII, la bendición de los óleos se hacía durante la cuaresma, y no el jueves santo. El haberla fijado en este día no se debe al hecho de que el jueves santo sea el día de la institución de la eucaristía, sino sobre todo a una razón práctica: poder disponer de los santos óleos, sobre todo del óleo de los catecúmenos y del santo crisma, para la celebración de los sacramentos de la iniciación cristiana durante la vigilia pascual. Sin embargo, no se debe olvidar que este motivo de utilidad no resta nada a la teología de los sacramentos, que los ve a todos unidos a la eucaristía.

viernes, 23 de marzo de 2012

OBJETOS LITURGICOS - POWERPOINT

LA EUCARISTÍA EN LA ANALOGÍA DE LOS MISTERIOS

Un principio metodológico útil de la teología es el de la «analogia mysteriorum» o el de la «connexio mysteriorum», es decir, el estudio de la relación entre los misterios y, en consecuencia, el vínculo entre la teología eucarística y los otros tratados teológicos. He aquí, pues, una breve síntesis que ayude a comprender, ya desde el comienzo, el sentido de unidad de la teología en torno a la Eucaristía.
Con la teología trinitaria. Son muchas las relaciones de la Eucaristía con la Trinidad. Es el don del Padre, la presencia del Verbo encarnado, muerto y resucitado, la efusión del Espíritu Santo. En la celebración litúrgica, la plegaria eucarística expresa, con toda su riqueza, el dinamismo trinitario descendente y ascendente de la historia de la salvación que culmina y se hace presente en la Eucaristía. Es un misterio que lleva en sí una característica impronta trinitaria y la inscribe en el misterio de la Iglesia y del cristiano, el cual accede a la plenitud de la vida trinitaria por la Eucaristía, hecho partícipe de la divina naturaleza (UR 15).

jueves, 22 de marzo de 2012

COMUNIÓN BAJO LAS DOS ESPECIES

Conocemos ya la cuestión histórica de la comunión bajo las dos especies, que desemboca en el concilio de Trento. Como sabemos, este punto fue abandonado en la sesión XIII con el fin de que fuera discutido cuando estuvieran presentes los delegados protestantes. En la sesión XIII se definió que Cristo está entero en cada una de las especies.
Hasta la sesión XXI (año 1562) no se llegó a concretar el tema. La discusión, que ya había comenzado con el tema de la presencia real, se aplazó hasta el último momento. La mayoría de los Padres estaba de acuerdo en que no hay mandato divino que obligue a todos los fieles a comulgar bajo las dos especies, sino sólo al sacerdote. Nadie negaba tampoco a la Iglesia la facultad de introducir la comunión bajo una sola especie; lo que fue discutido es la oportunidad de introducir la práctica de la comunión bajo las dos especies y las condiciones con las que tal facultad habría de darse. La mayoría de los Padres se inclinaba por la inoportunidad de la concesión del cáliz a los laicos 24, pero rehusó tomar una decisión al respecto y se remitió la cuestión al Papa. La doctrina de Trento se limitó a lo siguiente:

miércoles, 21 de marzo de 2012

LAS MISAS EN PRIVADO


Íntimamente relacionado con la misa en cuanto sacrificio de Cristo y de la Iglesia, está el problema de las misas privadas, que algunos han querido rechazar como carentes de sentido.
Ya la encíclica Mediator Dei salió al paso de este problema, declarando en este sentido la legitimidad de la celebración eucarística sin fieles, puesto que el sacrificio eucarístico, «ciertamente por su misma naturaleza y siempre, en todas partes y por necesidad tiene una función pública y social, pues el que lo inmola obra en nombre de Cristo y de los fieles cristianos, cuya cabeza es el divino Redentor, y lo ofrece a Dios por la Iglesia católica y por los vivos y difuntos.

martes, 20 de marzo de 2012

MARÍA, MUJER « EUCARÍSTICA »


Si queremos descubrir en toda su riqueza la relación íntima que une Iglesia y Eucaristía, no podemos olvidar a María, Madre y modelo de la Iglesia. En la Carta apostólica Rosarium Virginis Mariae, presentando a la Santísima Virgen como Maestra en la contemplación del rostro de Cristo, he incluido entre los misterios de la luz también la institución de la Eucaristía.(102) Efectivamente, María puede guiarnos hacia este Santísimo Sacramento porque tiene una relación profunda con él.

A primera vista, el Evangelio no habla de este tema. En el relato de la institución, la tarde del Jueves Santo, no se menciona a María. Se sabe, sin embargo, que estaba junto con los Apóstoles, « concordes en la oración » (cf. Hch 1, 14), en la primera comunidad reunida después de la Ascensión en espera de Pentecostés. Esta presencia suya no pudo faltar ciertamente en las celebraciones eucarísticas de los fieles de la primera generación cristiana, asiduos « en la fracción del pan » (Hch 2, 42).

lunes, 19 de marzo de 2012

DECORO DE LA CELEBRACIÓN EUCARÍSTICA

Quien lee el relato de la institución eucarística en los Evangelios sinópticos queda impresionado por la sencillez y, al mismo tiempo, la « gravedad », con la cual Jesús, la tarde de la Última Cena, instituye el gran Sacramento. Hay un episodio que, en cierto sentido, hace de preludio: la unción de Betania. Una mujer, que Juan identifica con María, hermana de Lázaro, derrama sobre la cabeza de Jesús un frasco de perfume precioso, provocando en los discípulos –en particular en Judas (cf. Mt 26, 8; Mc 14, 4; Jn 12, 4)– una reacción de protesta, como si este gesto fuera un « derroche » intolerable, considerando las exigencias de los pobres. Pero la valoración de Jesús es muy diferente. Sin quitar nada al deber de la caridad hacia los necesitados, a los que se han de dedicar siempre los discípulos –« pobres tendréis siempre con vosotros » (Mt 26, 11; Mc 14, 7; cf. Jn 12, 8)–, Él se fija en el acontecimiento inminente de su muerte y sepultura, y aprecia la unción que se le hace como anticipación del honor que su cuerpo merece también después de la muerte, por estar indisolublemente unido al misterio de su persona.

domingo, 18 de marzo de 2012

EUCARISTÍA Y DIÁLOGO ECUMÉNICO

Ante el misterio de la Eucaristía, el Catecismo de la Iglesia Católica, después de haber recordado el texto ya citado de Agustín («O sacramentum pietatis...») exclama:
«Cuanto más dolorosamente se hacen sentir las divisiones de la Iglesia que impiden la común participación en la mesa del Señor, tanto más apremiantes son las plegarias al Señor para que vuelvan los días de la plena unidad de todos aquellos que creen en él» (n. 1398).

sábado, 17 de marzo de 2012

MISTERIO DE LA FE

La Eucaristía, en cuanto misterio de fe, compromete cotidianamente, probablemente más que otros misterios, la fe personal y eclesial. De hecho, cada día nos encontramos con este misterio en la celebración eucarística, como sacerdotes y como simples cristianos; a diferencia de otros sacramentos, que se reciben de una vez para siempre (bautismo, confirmación, orden sacerdotal), o de tanto en tanto, como la penitencia, o de otras verdades de fe, que quedan lejanas de nuestra consideración inmediata, la Eucaristía exige de nosotros, por el contrario, un acto de fe cotidiano y renovado.

viernes, 16 de marzo de 2012

INTERCOMUNIÓN EUCARÍSTICA

En estas condiciones de diálogo teológico, la participación común en la Eucaristía, por muchos deseada como signo de unidad, es posible solamente en ciertas situaciones que implican a los individuos singulares y no a las comunidades eclesiales como tales, según las posiciones oficiales de las diversas Iglesias.
Mientras la participación común en la Eucaristía y la misma «concelebración» de la Cena son comúnmente admitidas entre las confesiones protestantes, comprendida la Comunión Anglicana, la Iglesia católica y especialmente las Iglesias ortodoxas se sitúan en posiciones rígidas, es decir, de absoluta negación de un determinado modo de celebrar la Eucaristía con ministros de las otras Iglesias y también entre ortodoxos y católicos.

ARTE SACRO – ORIENTACIONES (creatividad y adaptación)

En el n. 123 (c. 7) de la constitución sobre la sagrada liturgia afirma el Vat. II: "La iglesia nunca consideró como propio estilo artístico alguno", y es conveniente que "también el arte de nuestro tiempo y el de todos los pueblos y regiones se ejerza libremente en la iglesia..., para que pueda ella juntar su voz a aquel admirable concierto que los grandes hombres entonaron a la fe católica en los siglos pasados". Son tales sugerencias un modelo de lectura de la auténtica orientación mantenida por la iglesia a lo largo de su historia, por encima de toda otra postura contraria por parte de cada miembro del clero o de comunidades eclesiales enteras que sistemáticamente han privilegiado determinados estilos del pasado. El texto de la SC otorga, además, a todo artista la posibilidad de servir a la liturgia con originalidad dentro de una absoluta fidelidad a las exigencias de la misma liturgia; y afirma, finalmente, la validez del respeto a la tradición como testimonio de la fe de los padres y de lo precioso de su obra.

jueves, 15 de marzo de 2012

EUCARISTÍA: SÍNTESIS TEOLÓGICA DEL VATICANO II

El concilio Vaticano II, a pesar de no haber tratado, ex profeso, el misterio eucarístico, trazó una síntesis autorizada a través de algunos números clave que nos permitimos sólo recordar en su contenido esencial:
• SC 47: La síntesis del misterio de la Eucaristía.
• LG 3, 7: Centralidad de la Eucaristía en el misterio de Cristo y de la Iglesia; 11: aspecto cristológico y eclesial; 26: el centro de la teología de la Iglesia local: la Eucaristía hace la Iglesia.
• PO 5-6: Presencia personal, acción del Espíritu, fuente y culmen de la vida de la Iglesia y de su acción pastoral.

miércoles, 14 de marzo de 2012

ARTE SACRO – NORMATIVA VIGENTE


La normativa general que regula la relación entre arte y liturgia se encuentra fundamentalmente en la colección de decretos conciliares, y más directamente en el c. 7 (nn. 122-129) de la constitución SC.
La aplicación de estos principios se rige por la instrucción ínter Oecumenici, del 26 de septiembre de  1964 (AAS 56 [1964] 877-900), que, en particular, con el c. 5, ofrece orientaciones más concretas para la construcción de las iglesias y de los altares, a fin de que se fomente más la activa participación de los fieles.

ECLESIOLOGÍA EUCARÍSTICA

Hay también una cuestión teológica importante a la cual no podemos dejar de aludir: la eclesiología eucarística. Se trata de un tema importante sobre el cual se ha alcanzado un cierto entendimiento entre católicos y ortodoxos con el Documento de Mónaco de 1982. Sin embargo, las posiciones han sido muy diversas por el hecho de la diversa eclesiología católica y ortodoxa; la primera fundada sobre la comunión en torno al primado de Pedro y la segunda fundada en torno al principio episcopal y a la comunión entre las iglesias a nivel episcopal.

martes, 13 de marzo de 2012

LA EUCARISTÍA COMO CENTRO DE LA FE, DEL CULTO Y DE LA VIDA

El misterio eucarístico es el centro de la fe, como se ha dicho, porque contiene el misterio pascual, kerigma fundamental de nuestra salvación: el misterio de Cristo salvador y la confesión de nuestra salvación.
Es el centro del culto cristiano porque la Eucaristía es el momento central de la vida de la Iglesia, fuente y culmen de su experiencia, como expresa bien la Constitución SC 10.

lunes, 12 de marzo de 2012

ARTE SACRO – PANORÁMICA HISTÓRICA

Desde siempre el arte ha acompañado e igualmente expresado el más profundo sentimiento religioso del hombre, tornándose elemento determinante en el proceso de ritualización del culto dentro de los distintos pueblos. Arte y rito están, de esta manera, ligados entre sí; lo atestigua el mismo arte prehistórico que ha llegado hasta nosotros en grafitos y obras estéticas de toda índole y en todos los continentes.
El signo gráfico, modelado o arquitectónico, ha servido al hombre para expresar lo inexpresable, ya por ser todavía solamente fruto del deseo, ya por pertenecer al pasado y estar por tanto sólo presente en el recuerdo, ya por ser realidad trascendente.
El grabado rupestre del animal perseguido por los perros o herido por la flecha mortal, que se adelantan a la acción misma del hombre, es acto religioso, propiciatorio; la máscara o maquillaje que transforman el rostro y el cuerpo del hombre encarnan el espíritu y lo hacen presente; el cipo consagrado con óleo y clavado en tierra testimonia el sentimiento religioso del fiel; finalmente, también el lugar o cualquier otra realidad natural que asume las características de originalidad, grandiosidad, belleza o impenetrabilidad es signo manifestativo de la presencia divina.

LOS LÍMITES DE LA EXPERIENCIA EUCARÍSTICA: «YA» Y «TODAVÍA-NO»

La gozosa experiencia de plenitud no nos debe hacer olvidar los muchos límites de nuestra Eucaristía. La celebración del misterio pascual nos remite inexorablemente a su cumplimiento, al día de «su venida» definitiva. Se vive, pues, en toda celebración el «ya y todavía-no» de la escatología que acrecienta la esperanza y el deseo de la venida de Cristo. No se olvide que es en lo interno de la celebración donde brota del corazón de la Iglesia Esposa, bajo el impulso del Espíritu, el «Marana-thà», como grito impaciente después de cada encuentro con Cristo que ha dejado casi una herida en el corazón de la Iglesia. Pero allí está también el «todavía-no» de la historia, es decir, la experiencia no total de ser Iglesia eucarística por parte de los fieles por diversas razones.

domingo, 11 de marzo de 2012

EUCARISTÍA, PLENITUD DE VIDA


La celebración eucarística realiza la plenitud de la vida eclesial en la cual converge la revelación de Dios y la manifestación de la plena humanidad de la Iglesia. En estas tres dimensiones encontramos esta plenitud de vida: la Trinidad, la Iglesia y la humanidad.

1. Plenitud de comunión con la Trinidad
Si, según la frase de Orígenes, la Iglesia es la «plenitud de la Trinidad», es preciso afirmar que esto se realiza en la Eucaristía. Aquí tenemos la máxima revelación y comunicación de Dios, la punta máxima de las relaciones de la Iglesia con su fuente, su modelo y su meta. El carácter trinitario de la plegaria eucarística desvela el sentido trinitario de la Eucaristía: del Padre, por Cristo en el Espíritu Santo.

sábado, 10 de marzo de 2012

EXIGENCIAS ARTÍSTICAS, FUNCIONALIDAD Y SIMBOLISMO


Liturgia y arte son dos valores que, en la celebración cultual, constituyen una sola realidad. Ya Pablo VI subrayó esta íntima relación en su discurso a los artistas, el 7 de mayo de 1964; en él se expresaba así: "Nuestro ministerio tiene necesidad de vuestra colaboración.
Porque, como sabéis, nuestro ministerio es predicar y hacer accesible y comprensible, y hasta conmovedor, el mundo del espíritu, de lo invisible, de lo inaferrable, de Dios.
Y en esta actividad que trasvasa el mundo invisible en fórmulas accesibles e inteligibles sois vosotros maestros..., y vuestro arte es justamente arrancar al cielo del espíritu sus tesoros y revestirlos de palabra, de colores, de formas, de accesibilidad" (AAS 56 (1964) 438).

LOS COMPROMISOS DE VIDA EUCARÍSTICA

Entre el «ya y el todavía-no», entre la plenitud y los límites, despuntan los compromisos de la Eucaristía y la Iglesia vive cotidianamente la celebración del misterio eucarístico, como realidad y esperanza.
1. Una misteriosa eficacia que no depende de nuestro empeño
Hoy estamos tentados de medir la eficacia de la Eucaristía con el metro de nuestro compromiso, de hacer depender los frutos de la celebración de nuestra acogida, de proporcionar el opus operantis Christi con el opus operantis Ecclesiae en el sentido que hoy tiene esta fórmula: la libre adhesión y respuesta de la Iglesia.

viernes, 9 de marzo de 2012

UNA IGLESIA DE ROSTRO EUCARÍSTICO

En densas y sugestivas páginas de espiritualidad eucarística, F.X. Durwell habla del «rostro eucarístico de la Iglesia», es decir, de aquella imagen ideal que la Iglesia ofrece de sí cuando celebra la Eucaristía. Los rasgos luminosos del rostro eucarístico son simplemente los de una Iglesia que ama, en el sacramento del amor de Cristo hasta el don de la vida; de una Iglesia que cree y sabe, que en la fe posee el secreto de la vida y de la historia y celebra la fe que le ha sido dada; es una Iglesia que espera y se proyecta hacia el día del Señor; es una Iglesia destinada a la resurrección, lavada de sus pecados, evangélica en sus compromisos puesto que evangelizada y evangelizadora. Es una Iglesia «icono de la Trinidad».

IL VELO DEL CALICE E LA BENEDIZIONE DELL’INCENSO

Si odono di frequente richiami a volgere l’attenzione all’Oriente cristiano, intanto sono omessi nel rito romano elementi che lo richiamano, come velare il calice e benedire l’incenso. La presenza di tende e veli nella liturgia è riconducibile al culto giudaico; per esempio il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio di Gerusalemme, segno di riverenza verso il mistero della Shekina, la presenza divina. Così per l’incenso e gli altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante, al fine di elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le parole del salmo 140: Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum, in conspectu tuo – La mia preghiera stia davanti a te come incenso, o Signore. Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevole degli odori degli animali immolati e del sangue dei sacrifici.

jueves, 8 de marzo de 2012

LA GAMA DE LAS DISTINTAS ARTES 1/2


Poco a poco se va centrando la importancia casi exclusivamente sobre el acontecimiento en sí. Las amplias paredes de las iglesias del s. XIV vienen a ser como grandiosas páginas ilustradas que narran los hechos más destacados de la historia de la salvación. Se recupera así, por distinto procedimiento, el uso de las basílicas paleocristianas, en las que el arte, particularmente el mosaico, había decorado los muros del templo celestial y evocaba las imágenes de la historia de la salvación que la celebración de los divinos misterios volvía a hacer presente para que los viviera el pueblo de Dios.

miércoles, 7 de marzo de 2012

LA GAMA DE LAS DISTINTAS ARTES 1/2


El arte penetra la liturgia en todas sus manifestaciones, explicitando el rico contenido semántico de la misma. Sus expresiones —como el mimo, el gesto, la coreografía— liberan el rito de la banalidad de la acción común, confiriéndole hieraticidad y un justo tono impersonal, de modo que pueda decirse acción de todos y puedan todos comunitariamente reflejarse en él.
Lo atestigua así la misma historia, que, a través de las artes gráficas y plásticas, nos transmite la gran elocuencia de ciertos gestos cultuales, repetidos a lo largo de los siglos con devota reverencia, hasta llegar a sacralizarlos. El más antiguo es el gesto del orante: éste aparece recto y en pie, con los brazos ligeramente extendidos y doblados hasta elevar las manos con las palmas abiertas a la altura de los hombros. El gesto de la mano extendida hacia la ofrenda en el momento en que los sacerdotes concelebrantes de la eucaristía pronuncian las palabras de la institución viene igualmente atestiguado por el arte; constituye un gesto similar al denominado bendiciente del Cristo Pantocrátor y al del ángel que anuncia la resurrección de Jesús en el arte románico y prerrománico.

martes, 6 de marzo de 2012

ARTE – PROBLEMA ACTUAL


La renovación promovida por el Vat. II, al afectar en una gran medida a la liturgia, ha tenido que enfrentarse, consiguientemente, con el problema artístico, no como realidad autónoma, sino como parte de la estructura sobre la que descansa el signo litúrgico mismo.
El problema era tanto más grave cuanto que el arte, en sus manifestaciones más destacadas, se hallaba en crisis. La muerte del arte, preconizada por Hegel, parecía pronta a ser celebrada por los mismos artistas.

lunes, 5 de marzo de 2012

DEL S. IV AL MEDIEVO – ARQUITECTURA SACRA

La alianza de la iglesia con el poder secular y el creciente proselitismo plantean problemas cuantitativos y cualitativos, para cuya solución se pasó de la domus ecclesiae a la experimentación de salas tomadas de la basílica forense o de los ambientes representativos del palacio imperial. La inicial indiferencia frente a la fijeza del lugar y sus signos simbólicos se transforma, por parte de la autoridad eclesiástica, en una exaltada aspiración a erigir edificios como testimonio de la presencia de Cristo en la tierra, como señales de una pedagogía religiosa orientada a conquistar los nuevos pueblos con los que la cristiandad entra en contacto después de la caída del imperio romano.


LOS SÍMBOLOS DE LA PASIÓN

1. La cruz

La cruz fue, en la época de Jesús, el instrumento de muerte más humillante. Por eso, la imagen del Cristo crucificado se convierte en "escándalo para los judíos y locura para los paganos" (1 Cor 1,23). Debió pasar mucho tiempo para que los cristianos se identificaran con ese símbolo y lo asumieran como instrumento de salvación, entronizado en los templos y presidiendo las casas y habitaciones sólo, pendiendo del cuello como expresión de fe.
Esto lo demuestran las pinturas catacumbales de los primeros siglos, donde los cristianos, perseguidos por su fe, representaron a Cristo como el Buen Pastor por el cual "no temeré ningún mal" (Sal 22,4); o bien hacen referencia a la resurrección en imágenes bíblicas como Jonás saliendo del pez después de tres días; o bien ilustran los sacramentos del Bautismo y la Eucaristía, anticipo y alimento de vida eterna. La cruz aparece sólo velada, en los cortes de los panes eucarísticos o en el ancla invertida.

domingo, 4 de marzo de 2012

DEL MEDIEVO AL RENACIMIENTO – ARQUITECTURA SACRA

Con su hegemonía en la producción arquitectónica y con su carga de símbolos generalmente reconocibles, el modelo arquitectónico longitudinal-procesional constituye una garantía para la transmisión de una espiritualidad que sólo en casos excepcionales es expresión de la liturgia comunitaria.
La participación en la liturgia romana permanece viva todavía hasta el comienzo de la edad media; pero ya a partir del s. vil se multiplican las oraciones privadas, se reduce la comunión sacramental, aumentan las prácticas de piedad ascético-morales con las nacientes devociones a la Madre de Dios, a los santos y sucesivamente a la Santísima Trinidad.


EL FUEGO DE LA VIGILIA PASCUAL

Desde siempre, la luz existe en estrecha relación con la oscuridad: en la historia personal o social, una época sombría va seguida de una época luminosa; en la naturaleza es de las oscuridades de la tierra de donde brota a la luz la nueva planta, así como a la noche le sucede el día.
La luz también se asocia al conocimiento, al tomar conciencia de algo nuevo, frente a la oscuridad de la ignorancia. Y porque sin luz no podríamos vivir, la luz, desde siempre, pero sobre todo en las Escrituras, simboliza la vida, la salvación, que es Él mismo (Sal 27,1; Is 60, 19-20).

sábado, 3 de marzo de 2012

DEL CONCILIO DE TRENTO AL BARROCO – ARQUITECTURA SACRA


Superada la crisis de la reforma protestante, afronta la iglesia un nuevo problema: la instauración de su necesaria presencia allí donde poder recobrar la adhesióndel pueblo a la religión católica mediante la predicación, cosa que se logrará sobre todo gracias a la utilización de la retórica y de la emotividad introducidas en todoslos medios pedagógicos aplicados, entre los que ocuparía el primer lugar la arquitectura. Así es como la arquitectura barroca renuncia al estudio de las estructuras céntricas, de carácter matemático-proporcional, comprometiéndose en cambio al desarrollo de nuevos modelos a través de complicadas geometrías agregativas, utilizadas no por los significados cosmológicos en ellas implicados, sino prevalentemente por la voluntad de obtener efectos emocionales. En todo caso — piénsese en Borromini— se llega también a un alto testimonio de la conflictividad existente en el artista y en el mundo contemporáneo; como norma, sin embargo, se mueve en la búsqueda de efectos deseados, aunque no por ello necesariamente sentidos.
De E. Abruzzini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas

EL CIRIO PASCUAL

Entre todos los simbolismos derivados de la luz y del fuego, el cirio pascual es la expresión más fuerte, porque los reúne a ambos.
El cirio pascual representa a Cristo resucitado, vencedor de las tinieblas y de la muerte, sol que no tiene ocaso. Se enciende con fuego nuevo, producido en completa oscuridad, porque en Pascua todo se renueva: de él se encienden todas las demás luces.
Las características de la luz son descritas en el exultet y forman una unidad indisoluble con el anuncio de la liberación pascual. El encender el cirio es, pues, un memorial de la Pascua. Durante todo el tiempo pascual el cirio estará encendido para indicar la presencia del Resucitado entre los suyos. Toda otra luz que arda con luz natural tendrá un simbolismo derivado, al menos en parte, del cirio pascual.

viernes, 2 de marzo de 2012

EL SIGNO DEL TESTIMONIO

El edificio-iglesia, aun sin la presencia física de los fieles, está lleno del Espíritu de Cristo, el Espíritu que guía y ayuda a testimoniar la esperanza y el gozo anunciados al mundo. El edificio iglesia es un continuo interrogante para quien recorre las calles de un barrio, es una invitación a la participación, es el lugar donde la comunidad aprende, a la luz de la palabra de Dios, a vivir la comunión y a rechazar las rivalidades, la indiferencia y el individualismo de la sociedad. Es un signo pedagógico, un instrumento de conocimiento del mensaje. En la Jerusalén mesiánica, descrita en el Apocalipsis de san Juan, leemos: "...la ciudad está rodeada por un muro grande y alto con doce puertas..., al oriente tres puertas, al norte tres puertas, al mediodía tres puertas, al occidente tres puertas..." (Ap 21,12-13). Es una ciudad abierta a todos, si bien es el bautismo el único título de pertenencia a la misma.


De E. Abruzzini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas

jueves, 1 de marzo de 2012

EL ESPACIO ARQUITECTÓNICO PARA LA ASAMBLEA LITÚRGICA

Iglesia, compuesta de personas, no es ante todo una estructura, sino fundamentalmente comunión, comunidad. Hacer posible la participación significa, en primer lugar, eliminar los obstáculos que pudieran impedir la libre acción de la comunidad: ésta debe poderse ver, sentir, cantar juntos.
La liturgia es acción que debe hacerse posible. La distinción o diferencia ministerial impone aquí la necesidad de distinguir el área presbiterial y la del aula, que no es, sin embargo, una separación: la presidencia de la asamblea lo es para nosotros y con nosotros. Dentro del aula tienen su lugar específico los centros ministeriales para la eucaristía, para la iniciación cristiana, para la reconciliación y el lugar de la presencia eucarística. La copresencia de todos ellos, por otra parte significativa, impone una articulación que, según los diversos momentos de la celebración, llegue a establecer el centro de referencia como polo privilegiado. La luz, la forma, el espacio arquitectónico; todo debe dar una respuesta adecuada.

ORIENTACIONES PARA LA PRAXIS – ARQUITECTURA SACRA

El problema de una interpretación crítica y bien orientada de las obras de arquitectura religiosa, realizadas o sin realizar, se nos plantea desde la exigencia misma de encontrar posturas comunes que, dentro de situaciones diversas, puedan llevar a reconstruir no ya una imagen formal única, sino una modalidad de la unidad de la iglesia visible.
UNIDAD EN LA DIVERSIDAD.
No conviene, pues, sugerir un único modelo de iglesia (edificio arquitectónico) como signo de la unidad de los cristianos, confundiendo así la unidad en espíritu y verdad con la uniformidad de las tipologías y de la forma arquitectónica. La arquitectura se expresará como servicio a la iglesia sólo cuando se transforme en edilicia eclesial en el sentido ya varias veces invocado. Las invariables que vamos a señalar se traen como orientación para una definición siempre local del edificio sagrado, por lo que deben interpretarse dentro de unos contextos urbanos bien determinados.