Giunti al termine del XX secolo è naturale pensare a
delineare il bilancio di una vicenda che è poco nota e, a prima vista, è
contrassegnata più da ombre che da luci. Già il Papa Paolo VI in occasione
dell'incontro con gli artisti il 7 maggio 1964, aveva tentato un primo bilancio
a proposito dei rapporti tra la Chiesa e gli artisti contemporanei. Papa
Montini non aveva esitato a riconoscere con sincerità i torti della Chiesa,
senza tacere quelli degli artisti, ma non si era fermato a questo: proponeva
agli artisti di rinnovare il tradizionale patto di amicizia e di alleanza con
la Chiesa. Papa Giovanni Paolo II, a sua volta, nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente,
pubblicata il 10 novembre 1994, insiste perché, "mentre il secondo millennio
del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza
del peccato dei suoi figli... Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio
senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori,
infedeltà, incoerenze, ritardi." (nn. 33-36)
La Igleisa necesita de santos, lo sabemos, y ella necesita también de artistas hábiles y capaces; los unos y los otros, santos y artistas, son testimonio del espíritu que vive en Cristo (Pablo VI Carta a los miembros de la Comisión Diocesana de Arte Sacra. 4 de junio de 1967).
sábado, 31 de marzo de 2012
viernes, 30 de marzo de 2012
LE GRANDI QUESTIONI DELL'INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II
Ventisette anni di magistero, segnati dal
confronto con le più svariate culture del mondo, hanno portato papa Wojtyła a
toccare tante e interessanti questioni, alcune più importanti, altre meno
importanti, tutte però di sicura profondità antropologica. E proprio l’attenzione
all’uomo, costantemente manifestata da questo pontefice, gli ha fatto scrivere
le pagine più significative sull’arte e sui beni culturali nelle loro variegate
articolazioni.
Qui di seguito verranno evidenziate solo
alcune delle grandi questioni che emergono dagli insegnamenti di Giovanni Paolo
II, quelle forse più legate alla vita della Chiesa o forse anche più attuali.
Tante altre vengono taciute, con la fiducia che agli studiosi non sfuggiranno
nel loro portato, perché il papa ha avuto parole per pittori, scultori e
architetti, per gli uomini di teatro e di penna, per gli artisti del cinema e
della danza, per i circensi e i lunaparkisti, per i gruppi bandistici e
folcloristici. Ha trovato parole per gli archivisti e i bibliotecari, i
responsabili dei musei e delle pinacoteche, gli archeologi e i cultori di
etnografia, i giornalisti e i fotografi, gli incisori e i filatelici.
A tutti, attraverso accenni alla loro arte,
ha saputo parlare di Dio, perchè a loro volta parlassero di Dio a chi della
loro arte sapeva godere.
jueves, 29 de marzo de 2012
DIALOGO CON GLI ARTISTI
Dare
concreta, coerente e realistica attuazione all'insegnamento del Concilio in materia
di pastorale dell'arte e degli artisti è doveroso, ma non è un'impresa facile.
Si corre il rischio di improvvisare in maniera imprudente e di cedere a
retoriche superficialità. Perciò, oltre ad avere ben chiaro l’obiettivo a cui
mirare, occorre procedere sulla base di alcune precise scelte strategiche, che
presentiamo brevemente.
1.
Riconoscere e valorizzare i carismi, le iniziative e le istituzioni esistenti
a)
La prima e fondamentale scelta strategica consiste nel riconoscere con generosità
i "carismi" artistici esistenti all’interno della comunità
ecclesiale, tra i laici, i religiosi e le religiose, i sacerdoti diocesani. Si
dia spazio alla multiforme pluralità di doni artistici, superando ogni
atteggiamento puramente funzionale, che porta a riconoscere solo i
"carismi" considerati utili a determinati scopi. Distinguendo il
livello amatoriale e quello professionale, tra i "carismi" più
modesti o solo incipienti e quelli di provato e riconosciuto valore, le diocesi
guardino con simpatia a tutti gli artisti e a ciascuno di essi, secondo le
rispettive capacità, e offrano loro, con il giusto senso critico e con
generosità, occasioni e possibilità di espressione.
miércoles, 28 de marzo de 2012
L'ARTE E GLI ARTISTI NELLA VITA DELLA CHIESA
L'OBIETTIVO
PER IL TERZO MILLENNIO: ATTUARE L'INSEGNAMENTO DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO
II
11. Un insegnamento ancora da mettere in pratica
L'obiettivo da perseguire in vista del terzo millennio per quanto
riguarda la pastorale dell'arte e degli artisti è già stato identificato nelle
linee generali dai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Fino a oggi,
per varie ragioni, in Italia tale insegnamento non è stato ancora
sufficientemente conosciuto e non ha trovato l'accoglienza che meritava; perciò
non si è ancora tradotto in un progetto pastorale coerente e condiviso. A trent’anni
dalla fine del Concilio sembra ormai giunto il momento di prenderlo in seria
considerazione e di iniziare a metterlo in pratica con la necessaria
determinazione.
martes, 27 de marzo de 2012
EL ARTE - JUAN PABLO II
“L’arte è esperienza di universalità. Non può
essere solo oggetto o mezzo. E’ parola primitiva, nel senso che viene prima e
sta al fondo di ogni altra parola. E’ la parola dell’origine, che scruta, al di
là dell’immediatezza dell’esperienza, il senso primo e ultimo della vita. E’ conoscenza
tradotta in linee, immagini e suoni, simboli che il concetto sa riconoscere
come proiezioni sull’arcano della vita, oltre i limiti che il concetto non può
superare: aperture, dunque, sul profondo, sull’altro, sull’inesprimibile dell’esistenza,
vie che tengono libero l’uomo verso il mistero e ne traducono l’ansia che non
ha altre parole per esprimersi. Religiosa, dunque, è l’arte, perché conduce l’uomo
ad avere coscienza dell’inquietudine che sta al fondo del suo essere e che né la
scienza, con la formalità oggettiva delle leggi, né la tecnica, con la programmazione
che salva dal rischio d’errore, riusciranno mai a soddisfare”
JP II
lunes, 26 de marzo de 2012
EL DOMINGO DE RAMOS, "DE PASSIONE DOMINI"
En este día, como dice el Missale Romanum, la iglesia conmemora a Cristo, el Señor, que entra en Jerusalén para llevar a cumplimiento su misterio pascual. En todas las misas se debe hacer memoria de esta entrada del Señor: con la procesión solemne (forma I); con la entrada solemne (forma II) antes de la misa principal; o bien con la entrada simple (forma III) antes de las otras misas.
La entrada solemne, aunque sin procesión, puede ser
repetida antes de otras misas que tengan gran número de fieles.
domingo, 25 de marzo de 2012
EL JUEVES SANTO: CONCLUSIÓN DE LA CUARESMA
Antiguamente, en la mañana del jueves santo se
celebraba el rito de la reconciliación de los penitentes que ya habían cumplido
todo su camino penitencial siguiendo una rígida disciplina para los pecados
graves, que les habían excluido de la participación en la eucaristía. El miércoles de ceniza, el
obispo les había impuesto el cilicio; después permanecían recluidos hasta el
jueves santo, día en que eran absueltos para que participasen en la eucaristía de
la noche de pascua. Hoy no existe ya esa antigua y rígida disciplina
penitencial. Sin embargo, la comunidad cristiana está igualmente llamada, al
final de la cuaresma, a celebrar el sacramento pascual de la reconciliación en
las formas establecidas por el nuevo ritual de la penitencia, y
según las necesidades de cada una de las comunidades.
De A. Bergamini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas
sábado, 24 de marzo de 2012
CUARESMA - LA MISA CRISMAL
El origen de la bendición de los santos óleos y del
sagrado crisma es de ambiente romano, aunque el rito tenga huella galicana.
Parece que hasta el final del s. VII, la bendición de los óleos se hacía
durante la cuaresma, y no el jueves santo. El haberla fijado en este día no se
debe al hecho de que el jueves santo sea el día de la institución de la
eucaristía, sino sobre todo a una razón práctica: poder disponer de los santos
óleos, sobre todo del óleo de los catecúmenos y del santo crisma, para la celebración
de los sacramentos de la iniciación cristiana durante la vigilia pascual. Sin
embargo, no se debe olvidar que este motivo de utilidad no resta nada a la
teología de los sacramentos, que los ve a todos unidos a la eucaristía.
viernes, 23 de marzo de 2012
LA EUCARISTÍA EN LA ANALOGÍA DE LOS MISTERIOS
Un principio metodológico útil de la teología es el de la «analogia
mysteriorum» o el de la «connexio mysteriorum», es decir, el estudio
de la relación entre los misterios y, en consecuencia, el vínculo entre la
teología eucarística y los otros tratados teológicos. He aquí, pues, una breve
síntesis que ayude a comprender, ya desde el comienzo, el sentido de unidad de
la teología en torno a la Eucaristía.
Con la teología trinitaria. Son muchas las relaciones
de la Eucaristía con la Trinidad. Es el don del Padre, la presencia del Verbo
encarnado, muerto y resucitado, la efusión del Espíritu Santo. En la celebración
litúrgica, la plegaria eucarística expresa, con toda su riqueza, el dinamismo
trinitario descendente y ascendente de la historia de la salvación que culmina y
se hace presente en la Eucaristía. Es un misterio que lleva en sí una
característica impronta trinitaria y la inscribe en el misterio de la Iglesia y
del cristiano, el cual accede a la plenitud de la vida trinitaria por la
Eucaristía, hecho partícipe de la divina naturaleza (UR 15).
jueves, 22 de marzo de 2012
COMUNIÓN BAJO LAS DOS ESPECIES
Conocemos ya la cuestión histórica de la comunión bajo
las dos especies, que desemboca en el concilio de Trento. Como sabemos, este
punto fue abandonado en la sesión XIII con el fin de que fuera discutido cuando
estuvieran presentes los delegados protestantes. En la sesión XIII se
definió que Cristo está entero en cada una de las especies.
Hasta la sesión XXI (año 1562) no se llegó a
concretar el tema. La discusión, que ya había comenzado con el tema de la
presencia real, se aplazó hasta el último momento. La mayoría de los Padres
estaba de acuerdo en que no hay mandato divino que obligue a todos los fieles a
comulgar bajo las dos especies, sino sólo al sacerdote. Nadie negaba tampoco a la
Iglesia la facultad de introducir la comunión bajo una sola especie; lo que fue
discutido es la oportunidad de introducir la práctica de la comunión bajo las
dos especies y las condiciones con las que tal facultad habría de darse. La
mayoría de los Padres se inclinaba por la inoportunidad de la concesión del
cáliz a los laicos 24, pero rehusó tomar una decisión al respecto y se remitió
la cuestión al Papa. La doctrina de Trento se limitó a lo siguiente:
miércoles, 21 de marzo de 2012
LAS MISAS EN PRIVADO
Íntimamente relacionado con la misa en cuanto
sacrificio de Cristo y de la Iglesia, está el problema de las misas privadas,
que algunos han querido rechazar como carentes de sentido.
Ya la encíclica Mediator
Dei salió al paso de este problema, declarando en este sentido la
legitimidad de la celebración eucarística sin fieles, puesto que el sacrificio
eucarístico, «ciertamente por su misma naturaleza y siempre, en todas partes y
por necesidad tiene una función pública y social, pues el que lo inmola obra en
nombre de Cristo y de los fieles cristianos, cuya cabeza es el divino Redentor,
y lo ofrece a Dios por la Iglesia católica y por los vivos y difuntos.
martes, 20 de marzo de 2012
MARÍA, MUJER « EUCARÍSTICA »
Si queremos descubrir en toda su riqueza la relación
íntima que une Iglesia y Eucaristía, no podemos olvidar a María, Madre y modelo
de la Iglesia. En la Carta apostólica Rosarium Virginis Mariae,
presentando a la Santísima Virgen como Maestra en la contemplación del rostro
de Cristo, he incluido entre los misterios de la luz también la institución
de la Eucaristía.(102)
Efectivamente, María puede guiarnos hacia este Santísimo Sacramento porque
tiene una relación profunda con él.
A primera vista, el Evangelio no habla de este tema.
En el relato de la institución, la tarde del Jueves Santo, no se menciona a
María. Se sabe, sin embargo, que estaba junto con los Apóstoles, « concordes en
la oración » (cf. Hch 1, 14), en la primera comunidad reunida después
de la Ascensión en espera de Pentecostés. Esta presencia suya no pudo
faltar ciertamente en las celebraciones eucarísticas de los fieles de la
primera generación cristiana, asiduos « en la fracción del pan » (Hch 2,
42).
lunes, 19 de marzo de 2012
DECORO DE LA CELEBRACIÓN EUCARÍSTICA
Quien lee el relato de la
institución eucarística en los Evangelios sinópticos queda impresionado por la
sencillez y, al mismo tiempo, la « gravedad », con la cual Jesús, la tarde de
la Última Cena, instituye el gran Sacramento. Hay un episodio que, en cierto
sentido, hace de preludio: la unción de Betania. Una mujer, que Juan
identifica con María, hermana de Lázaro, derrama sobre la cabeza de Jesús un
frasco de perfume precioso, provocando en los discípulos –en particular
en Judas (cf. Mt 26, 8; Mc 14, 4; Jn 12, 4)– una reacción
de protesta, como si este gesto fuera un « derroche » intolerable, considerando
las exigencias de los pobres. Pero la valoración de Jesús es muy diferente. Sin
quitar nada al deber de la caridad hacia los necesitados, a los que se han de
dedicar siempre los discípulos –« pobres tendréis siempre con vosotros » (Mt
26, 11; Mc 14, 7; cf. Jn 12, 8)–, Él se fija en el acontecimiento
inminente de su muerte y sepultura, y aprecia la unción que se le hace como
anticipación del honor que su cuerpo merece también después de la muerte, por
estar indisolublemente unido al misterio de su persona.
domingo, 18 de marzo de 2012
EUCARISTÍA Y DIÁLOGO ECUMÉNICO
Ante el misterio de la Eucaristía, el Catecismo de la Iglesia Católica,
después de haber recordado el texto ya citado de Agustín («O sacramentum
pietatis...») exclama:
«Cuanto más dolorosamente se hacen sentir las divisiones de
la Iglesia que impiden la común participación en la mesa del Señor, tanto más
apremiantes son las plegarias al Señor para que vuelvan los días de la plena
unidad de todos aquellos que creen en él» (n. 1398).
sábado, 17 de marzo de 2012
MISTERIO DE LA FE
La Eucaristía, en cuanto misterio de fe, compromete cotidianamente,
probablemente más que otros misterios, la fe personal y eclesial. De
hecho, cada día nos encontramos con este misterio en la celebración eucarística,
como sacerdotes y como simples cristianos; a diferencia de otros sacramentos,
que se reciben de una vez para siempre (bautismo, confirmación, orden
sacerdotal), o de tanto en tanto, como la penitencia, o de otras verdades de fe,
que quedan lejanas de nuestra consideración inmediata, la Eucaristía exige de
nosotros, por el contrario, un acto de fe cotidiano y
renovado.
viernes, 16 de marzo de 2012
INTERCOMUNIÓN EUCARÍSTICA
En estas condiciones de diálogo teológico, la participación común en la
Eucaristía, por muchos deseada como signo de unidad, es posible solamente en
ciertas situaciones que implican a los individuos singulares y no a las
comunidades eclesiales como tales, según las posiciones oficiales de las
diversas Iglesias.
Mientras la participación común en la Eucaristía y la misma
«concelebración» de la Cena son comúnmente admitidas entre las confesiones
protestantes, comprendida la Comunión Anglicana, la Iglesia católica y
especialmente las Iglesias ortodoxas se sitúan en posiciones rígidas, es decir,
de absoluta negación de un determinado modo de celebrar la Eucaristía con
ministros de las otras Iglesias y también entre ortodoxos y
católicos.
ARTE SACRO – ORIENTACIONES (creatividad y adaptación)
En el n. 123 (c. 7) de la constitución sobre la
sagrada liturgia afirma el Vat. II: "La iglesia nunca consideró como
propio estilo artístico alguno", y es conveniente que "también el
arte de nuestro tiempo y el de todos los pueblos y regiones se ejerza
libremente en la iglesia..., para que pueda ella juntar su voz a aquel
admirable concierto que los grandes hombres entonaron a la fe católica en los
siglos pasados". Son tales sugerencias un modelo de lectura de la
auténtica orientación mantenida por la iglesia a lo largo de su historia, por
encima de toda otra postura contraria por parte de cada miembro del clero o de
comunidades eclesiales enteras que sistemáticamente han privilegiado
determinados estilos del pasado. El texto de la SC otorga, además, a todo
artista la posibilidad de servir a la liturgia con originalidad dentro de una
absoluta fidelidad a las exigencias de la misma liturgia; y afirma, finalmente,
la validez del respeto a la tradición como testimonio de la fe de los padres y
de lo precioso de su obra.
jueves, 15 de marzo de 2012
EUCARISTÍA: SÍNTESIS TEOLÓGICA DEL VATICANO II
El concilio Vaticano II, a pesar de no haber tratado, ex profeso, el misterio
eucarístico, trazó una síntesis autorizada a través de algunos números clave que
nos permitimos sólo recordar en su contenido esencial:
• SC 47:
La síntesis del misterio de la Eucaristía.
• LG 3,
7: Centralidad de la Eucaristía en el misterio de Cristo y de la Iglesia; 11:
aspecto cristológico y eclesial; 26: el centro de la teología de la Iglesia
local: la Eucaristía hace la Iglesia.
• PO
5-6: Presencia personal, acción del Espíritu, fuente y culmen de la vida de la
Iglesia y de su acción pastoral.
miércoles, 14 de marzo de 2012
ARTE SACRO – NORMATIVA VIGENTE
La normativa general que regula la relación entre arte
y liturgia se encuentra fundamentalmente en la colección de decretos
conciliares, y más directamente en el c. 7 (nn. 122-129) de la constitución SC.
La aplicación de estos principios se rige por la
instrucción ínter Oecumenici, del 26 de septiembre de 1964 (AAS 56 [1964] 877-900), que, en
particular, con el c. 5, ofrece orientaciones más concretas para la construcción
de las iglesias y de los altares, a fin de que se fomente más la activa
participación de los fieles.
ECLESIOLOGÍA EUCARÍSTICA
Hay también una cuestión teológica importante a la cual no podemos dejar de
aludir: la eclesiología eucarística. Se trata de un tema importante sobre el
cual se ha alcanzado un cierto entendimiento entre católicos y ortodoxos con el
Documento de Mónaco de 1982. Sin embargo, las posiciones han sido muy diversas
por el hecho de la diversa eclesiología católica y ortodoxa; la primera fundada
sobre la comunión en torno al primado de Pedro y la segunda fundada en torno al
principio episcopal y a la comunión entre las iglesias a nivel
episcopal.
martes, 13 de marzo de 2012
LA EUCARISTÍA COMO CENTRO DE LA FE, DEL CULTO Y DE LA VIDA
El misterio eucarístico es el centro de la fe, como se ha dicho, porque contiene
el misterio pascual, kerigma fundamental de nuestra salvación: el misterio de
Cristo salvador y la confesión de nuestra salvación.
Es el centro del culto cristiano porque la Eucaristía es el
momento central de la vida de la Iglesia, fuente y culmen de su experiencia,
como expresa bien la Constitución SC 10.
lunes, 12 de marzo de 2012
ARTE SACRO – PANORÁMICA HISTÓRICA
Desde siempre el arte ha acompañado e igualmente
expresado el más profundo sentimiento religioso del hombre, tornándose elemento
determinante en el proceso de ritualización del culto dentro de los distintos
pueblos. Arte y rito están, de esta manera, ligados entre sí; lo atestigua el
mismo arte prehistórico que ha llegado hasta nosotros en grafitos y obras
estéticas de toda índole y en todos los continentes.
El signo gráfico, modelado o arquitectónico, ha
servido al hombre para expresar lo inexpresable, ya por ser todavía
solamente fruto del deseo, ya por pertenecer al pasado y estar por tanto sólo
presente en el recuerdo, ya por ser realidad trascendente.
El grabado rupestre del animal perseguido por los
perros o herido por la flecha mortal, que se adelantan a la acción misma del
hombre, es acto religioso, propiciatorio; la máscara o maquillaje que
transforman el rostro y el cuerpo del hombre encarnan el espíritu y lo hacen
presente; el cipo consagrado con óleo y clavado en tierra testimonia el
sentimiento religioso del fiel; finalmente, también el lugar o cualquier otra
realidad natural que asume las características de originalidad, grandiosidad,
belleza o impenetrabilidad es signo manifestativo de la presencia divina.
LOS LÍMITES DE LA EXPERIENCIA EUCARÍSTICA: «YA» Y «TODAVÍA-NO»
La gozosa experiencia de plenitud no nos debe hacer olvidar
los muchos límites de nuestra Eucaristía. La celebración del misterio pascual
nos remite inexorablemente a su cumplimiento, al día de «su venida» definitiva.
Se vive, pues, en toda celebración el «ya y todavía-no» de la escatología
que acrecienta la esperanza y el deseo de la venida de Cristo. No se olvide
que es en lo interno de la celebración donde brota del corazón de la Iglesia
Esposa, bajo el impulso del Espíritu, el «Marana-thà», como grito impaciente
después de cada encuentro con Cristo que ha dejado casi una herida en el corazón
de la Iglesia. Pero allí está también el «todavía-no» de la historia, es
decir, la experiencia no total de ser Iglesia eucarística por parte de los
fieles por diversas razones.
domingo, 11 de marzo de 2012
EUCARISTÍA, PLENITUD DE VIDA
La celebración eucarística realiza la plenitud de la vida eclesial en la cual
converge la revelación de Dios y la manifestación de la plena humanidad de la
Iglesia. En estas tres dimensiones encontramos esta plenitud de vida: la
Trinidad, la Iglesia y la humanidad.
1.
Plenitud de comunión con la Trinidad
Si, según la frase de Orígenes, la Iglesia es la «plenitud de
la Trinidad», es preciso afirmar que esto se realiza en la Eucaristía. Aquí
tenemos la máxima revelación y comunicación de Dios, la punta máxima de las
relaciones de la Iglesia con su fuente, su modelo y su meta. El carácter
trinitario de la plegaria eucarística desvela el sentido trinitario de la
Eucaristía: del Padre, por Cristo en el Espíritu
Santo.
sábado, 10 de marzo de 2012
EXIGENCIAS ARTÍSTICAS, FUNCIONALIDAD Y SIMBOLISMO
Liturgia y arte son dos valores que, en la celebración
cultual, constituyen una sola realidad. Ya Pablo VI subrayó esta íntima
relación en su discurso a los artistas, el 7 de mayo de 1964; en él se
expresaba así: "Nuestro ministerio tiene necesidad de vuestra
colaboración.
Porque, como sabéis, nuestro ministerio es predicar y
hacer accesible y comprensible, y hasta conmovedor, el mundo del espíritu, de
lo invisible, de lo inaferrable, de Dios.
Y en esta actividad que trasvasa el mundo invisible en
fórmulas accesibles e inteligibles sois vosotros maestros..., y vuestro arte es
justamente arrancar al cielo del espíritu sus tesoros y revestirlos de palabra,
de colores, de formas, de accesibilidad" (AAS 56 (1964) 438).
LOS COMPROMISOS DE VIDA EUCARÍSTICA
Entre el «ya y el todavía-no», entre la plenitud y los límites, despuntan los
compromisos de la Eucaristía y la Iglesia vive cotidianamente la celebración del
misterio eucarístico, como realidad y esperanza.
1. Una
misteriosa eficacia que no depende de nuestro empeño
Hoy estamos tentados de medir la eficacia de la Eucaristía
con el metro de nuestro compromiso, de hacer depender los frutos de la
celebración de nuestra acogida, de proporcionar el opus operantis Christi
con el opus operantis Ecclesiae en el sentido que hoy tiene esta fórmula:
la libre adhesión y respuesta de la Iglesia.
viernes, 9 de marzo de 2012
UNA IGLESIA DE ROSTRO EUCARÍSTICO
En densas y sugestivas páginas de espiritualidad eucarística, F.X. Durwell habla
del «rostro eucarístico de la Iglesia», es decir, de aquella imagen ideal que la
Iglesia ofrece de sí cuando celebra la Eucaristía. Los rasgos luminosos del
rostro eucarístico son simplemente los de una Iglesia que ama, en el
sacramento del amor de Cristo hasta el don de la vida; de una Iglesia que
cree y sabe, que en la fe posee el secreto de la vida y de la historia y
celebra la fe que le ha sido dada; es una Iglesia que espera y se
proyecta hacia el día del Señor; es una Iglesia destinada a la
resurrección, lavada de sus pecados, evangélica en sus compromisos puesto
que evangelizada y evangelizadora. Es una Iglesia «icono de la
Trinidad».
IL VELO DEL CALICE E LA BENEDIZIONE DELL’INCENSO
Si odono di
frequente richiami a volgere l’attenzione all’Oriente cristiano, intanto sono
omessi nel rito romano elementi che lo richiamano, come velare il calice e
benedire l’incenso. La presenza di tende e veli nella liturgia è riconducibile
al culto giudaico; per esempio il doppio velo all’ingresso del santuario nel
tempio di Gerusalemme, segno di riverenza verso il mistero della Shekina,
la presenza divina. Così per l’incenso e gli altri aromi che bruciavano
sull’altare apposito antistante, al fine di elevare visibilmente l’anima alla
preghiera, secondo le parole del salmo 140: Dirigatur, Domine, oratio mea,
sicut incensum, in conspectu tuo – La mia preghiera stia davanti a te come
incenso, o Signore. Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevole
degli odori degli animali immolati e del sangue dei sacrifici.
jueves, 8 de marzo de 2012
LA GAMA DE LAS DISTINTAS ARTES 1/2
Poco a poco se va centrando la importancia casi
exclusivamente sobre el acontecimiento en sí. Las amplias paredes de las
iglesias del s. XIV vienen a ser como grandiosas páginas ilustradas que narran
los hechos más destacados de la historia de la salvación. Se recupera así, por
distinto procedimiento, el uso de las basílicas paleocristianas, en las que el
arte, particularmente el mosaico, había decorado los muros del templo celestial
y evocaba las imágenes de la historia de la salvación que la celebración de los
divinos misterios volvía a hacer presente para que los viviera el pueblo de
Dios.
miércoles, 7 de marzo de 2012
LA GAMA DE LAS DISTINTAS ARTES 1/2
El arte penetra la liturgia en todas sus
manifestaciones, explicitando el rico contenido semántico de la misma. Sus
expresiones —como el mimo, el gesto, la coreografía— liberan el rito de la
banalidad de la acción común, confiriéndole hieraticidad y un justo tono impersonal,
de modo que pueda decirse acción de todos y puedan todos comunitariamente
reflejarse en él.
Lo atestigua así la misma historia, que, a través de
las artes gráficas y plásticas, nos transmite la gran elocuencia de ciertos
gestos cultuales, repetidos a lo largo de los siglos con devota reverencia,
hasta llegar a sacralizarlos. El más antiguo es el gesto del orante: éste aparece
recto y en pie, con los brazos ligeramente extendidos y doblados hasta elevar
las manos con las palmas abiertas a la altura de los hombros. El gesto de la mano
extendida hacia la ofrenda en el momento en que los sacerdotes concelebrantes
de la eucaristía pronuncian las palabras de la institución viene igualmente
atestiguado por el arte; constituye un gesto similar al denominado bendiciente
del Cristo Pantocrátor y al del ángel que anuncia la resurrección de Jesús
en el arte románico y prerrománico.
martes, 6 de marzo de 2012
ARTE – PROBLEMA ACTUAL
La renovación promovida por el Vat. II, al afectar en
una gran medida a la liturgia, ha tenido que enfrentarse, consiguientemente,
con el problema artístico, no como realidad autónoma, sino como parte de la
estructura sobre la que descansa el signo litúrgico mismo.
El problema era tanto más grave cuanto que el arte, en
sus manifestaciones más destacadas, se hallaba en crisis. La muerte del
arte, preconizada por Hegel, parecía pronta a ser celebrada por los mismos
artistas.
lunes, 5 de marzo de 2012
DEL S. IV AL MEDIEVO – ARQUITECTURA SACRA
La alianza de la iglesia con el poder secular y el
creciente proselitismo plantean problemas cuantitativos y cualitativos, para
cuya solución se pasó de la domus ecclesiae a la experimentación de
salas tomadas de la basílica forense o de los ambientes representativos del palacio
imperial. La inicial indiferencia frente a la fijeza del lugar y sus signos
simbólicos se transforma, por parte de la autoridad eclesiástica, en una
exaltada aspiración a erigir edificios como testimonio de la presencia de
Cristo en la tierra, como señales de una pedagogía religiosa orientada a conquistar
los nuevos pueblos con los que la cristiandad entra en contacto después de la
caída del imperio romano.
LOS SÍMBOLOS DE LA PASIÓN
La cruz fue, en la época de Jesús, el instrumento de muerte más humillante. Por eso, la imagen del Cristo crucificado se convierte en "escándalo para los judíos y locura para los paganos" (1 Cor 1,23). Debió pasar mucho tiempo para que los cristianos se identificaran con ese símbolo y lo asumieran como instrumento de salvación, entronizado en los templos y presidiendo las casas y habitaciones sólo, pendiendo del cuello como expresión de fe.
Esto lo demuestran las pinturas
catacumbales de los primeros siglos, donde los cristianos, perseguidos por su
fe, representaron a Cristo como el Buen Pastor por el cual "no temeré ningún mal"
(Sal 22,4); o bien hacen referencia a la resurrección en imágenes bíblicas como
Jonás saliendo del pez después de tres días; o bien ilustran los sacramentos
del Bautismo y la Eucaristía, anticipo y alimento de vida eterna. La cruz
aparece sólo velada, en los cortes de los panes eucarísticos o en el ancla
invertida.
domingo, 4 de marzo de 2012
DEL MEDIEVO AL RENACIMIENTO – ARQUITECTURA SACRA
Con su hegemonía en la producción arquitectónica y con
su carga de símbolos generalmente reconocibles, el modelo arquitectónico longitudinal-procesional
constituye una garantía para la transmisión de una espiritualidad que sólo en
casos excepcionales es expresión de la liturgia comunitaria.
La participación en la liturgia romana permanece viva
todavía hasta el comienzo de la edad media; pero ya a partir del s. vil se
multiplican las oraciones privadas, se reduce la comunión sacramental, aumentan
las prácticas de piedad ascético-morales con las nacientes devociones a la
Madre de Dios, a los santos y sucesivamente a la Santísima Trinidad.
EL FUEGO DE LA VIGILIA PASCUAL
Desde siempre, la luz existe en estrecha
relación con la oscuridad: en la historia personal o social, una época sombría
va seguida de una época luminosa; en la naturaleza es de las oscuridades de la
tierra de donde brota a la luz la nueva planta, así como a la noche le sucede
el día.
La luz también se asocia al
conocimiento, al tomar conciencia de algo nuevo, frente a la oscuridad de la
ignorancia. Y porque sin luz no podríamos vivir, la luz, desde siempre, pero
sobre todo en las Escrituras, simboliza la vida, la salvación, que es Él mismo
(Sal 27,1; Is 60, 19-20).
sábado, 3 de marzo de 2012
DEL CONCILIO DE TRENTO AL BARROCO – ARQUITECTURA SACRA
Superada la crisis de la reforma protestante, afronta
la iglesia un nuevo problema: la instauración de su necesaria presencia allí
donde poder recobrar la adhesióndel pueblo a la religión católica mediante la
predicación, cosa que se logrará sobre todo gracias a la utilización de la
retórica y de la emotividad introducidas en todoslos medios pedagógicos
aplicados, entre los que ocuparía el primer lugar la arquitectura. Así es como la
arquitectura barroca renuncia al estudio de las estructuras céntricas, de
carácter matemático-proporcional, comprometiéndose en cambio al desarrollo de
nuevos modelos a través de complicadas geometrías agregativas, utilizadas no
por los significados cosmológicos en ellas implicados, sino prevalentemente por
la voluntad de obtener efectos emocionales. En todo caso — piénsese en Borromini— se llega también a un alto
testimonio de la conflictividad existente en el artista y en el mundo
contemporáneo; como norma, sin embargo, se mueve en la búsqueda de efectos
deseados, aunque no por ello necesariamente sentidos.
De E. Abruzzini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas
EL CIRIO PASCUAL
Entre todos los simbolismos derivados de
la luz y del fuego, el cirio pascual es la expresión más fuerte, porque los
reúne a ambos.
El cirio pascual representa a Cristo
resucitado, vencedor de las tinieblas y de la muerte, sol que no tiene ocaso.
Se enciende con fuego nuevo, producido en completa oscuridad, porque en Pascua
todo se renueva: de él se encienden todas las demás luces.
Las características de la luz son
descritas en el exultet y forman una unidad indisoluble con el anuncio de la
liberación pascual. El encender el cirio es, pues, un memorial de la Pascua.
Durante todo el tiempo pascual el cirio estará encendido para indicar la
presencia del Resucitado entre los suyos. Toda otra luz que arda con luz
natural tendrá un simbolismo derivado, al menos en parte, del cirio pascual.
viernes, 2 de marzo de 2012
EL SIGNO DEL TESTIMONIO
El edificio-iglesia, aun sin la presencia física de
los fieles, está lleno del Espíritu de Cristo, el Espíritu que guía y ayuda a testimoniar
la esperanza y el gozo anunciados al mundo. El edificio iglesia es un continuo
interrogante para quien recorre las calles de un barrio, es una invitación a la
participación, es el lugar donde la comunidad aprende, a la luz de la palabra de
Dios, a vivir la comunión y a rechazar las rivalidades, la indiferencia y el
individualismo de la sociedad. Es un signo pedagógico, un instrumento de
conocimiento del mensaje. En la Jerusalén mesiánica, descrita en el Apocalipsis
de san Juan, leemos: "...la ciudad está rodeada por un muro grande y alto con
doce puertas..., al oriente tres puertas, al norte tres puertas, al mediodía
tres puertas, al occidente tres puertas..." (Ap 21,12-13). Es una ciudad abierta
a todos, si bien es el bautismo el único título de pertenencia a la misma.
De E. Abruzzini
Nuevo Diccionario de Liturgia – Ediciones Paulinas
jueves, 1 de marzo de 2012
EL ESPACIO ARQUITECTÓNICO PARA LA ASAMBLEA LITÚRGICA
Iglesia, compuesta de personas, no es ante todo una estructura, sino
fundamentalmente comunión, comunidad. Hacer posible la participación significa,
en primer lugar, eliminar los obstáculos que pudieran impedir la libre acción
de la comunidad: ésta debe poderse ver, sentir, cantar juntos.
La liturgia es acción que debe hacerse posible. La
distinción o diferencia ministerial impone aquí la necesidad de distinguir el
área presbiterial y la del aula, que no es, sin embargo, una separación: la presidencia
de la asamblea lo es para nosotros y con nosotros. Dentro del aula tienen su
lugar específico los centros ministeriales para la eucaristía, para la
iniciación cristiana, para la reconciliación y el lugar de la presencia
eucarística. La copresencia de todos ellos, por otra parte significativa,
impone una articulación que, según los diversos momentos de la celebración,
llegue a establecer el centro de referencia como polo privilegiado. La luz, la forma,
el espacio arquitectónico; todo debe dar una respuesta adecuada.
ORIENTACIONES PARA LA PRAXIS – ARQUITECTURA SACRA
El problema de una interpretación crítica y bien orientada
de las obras de arquitectura religiosa, realizadas o sin realizar, se nos
plantea desde la exigencia misma de encontrar posturas comunes que, dentro de
situaciones diversas, puedan llevar a reconstruir no ya una imagen formal
única, sino una modalidad de la unidad de la iglesia visible.
UNIDAD EN LA DIVERSIDAD.
No conviene, pues, sugerir un único modelo de iglesia
(edificio arquitectónico) como signo de la unidad de los cristianos,
confundiendo así la unidad en espíritu y verdad con la uniformidad de
las tipologías y de la forma arquitectónica. La arquitectura se expresará como
servicio a la iglesia sólo cuando se transforme en edilicia eclesial en
el sentido ya varias veces invocado. Las invariables que vamos a señalar
se traen como orientación para una definición siempre local del edificio sagrado,
por lo que deben interpretarse dentro de unos contextos urbanos bien
determinados.
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