Come
la storia della Chiesa insegna, i luoghi in cui la carità (che si esprime non
solo attraverso le opere di misericordia corporale e spirituale, ma nella vita
delle comunità religiose e nelle relazioni tra cristiani) si fa regola di vita
sono stati modellati grazie al largo coinvolgimento degli artisti: gli
ospedali, le case di accoglienza, le scuole, le università, i monasteri sono
stati pensati dai loro fondatori come edifici splendidi, eventualmente poveri,
ma sempre molto dignitosi, collocati, per quanto possibile, in posizioni
significative. In essi architettura, pittura e scultura sono state considerate
una necessità, non un lusso. La dimensione artistica è stata intesa come una
componente dell'ospitalità cristiana: nell'ospite, nel pellegrino, nel malato è
presente Cristo stesso. L'accoglienza che gli è dovuta esige di manifestarsi in
forme di qualità elevata, non inferiori a quelle che la liturgia richiede. La
qualità architettonica e artistica, se è vera, riassume ogni altra qualità
funzionale. Là dove la carità viene praticata con gioia e il bene viene fatto
bene, come ripetono i santi, anche la cura per il bello diventa una scelta naturale.
La Igleisa necesita de santos, lo sabemos, y ella necesita también de artistas hábiles y capaces; los unos y los otros, santos y artistas, son testimonio del espíritu que vive en Cristo (Pablo VI Carta a los miembros de la Comisión Diocesana de Arte Sacra. 4 de junio de 1967).