“L’arte è esperienza di universalità. Non può
essere solo oggetto o mezzo. E’ parola primitiva, nel senso che viene prima e
sta al fondo di ogni altra parola. E’ la parola dell’origine, che scruta, al di
là dell’immediatezza dell’esperienza, il senso primo e ultimo della vita. E’ conoscenza
tradotta in linee, immagini e suoni, simboli che il concetto sa riconoscere
come proiezioni sull’arcano della vita, oltre i limiti che il concetto non può
superare: aperture, dunque, sul profondo, sull’altro, sull’inesprimibile dell’esistenza,
vie che tengono libero l’uomo verso il mistero e ne traducono l’ansia che non
ha altre parole per esprimersi. Religiosa, dunque, è l’arte, perché conduce l’uomo
ad avere coscienza dell’inquietudine che sta al fondo del suo essere e che né la
scienza, con la formalità oggettiva delle leggi, né la tecnica, con la programmazione
che salva dal rischio d’errore, riusciranno mai a soddisfare”
JP II