I gesti e
movimenti dei fedeli durante la celebrazione della Santa Messa appartengono a
quegli aspetti materiali del culto divino che non si possono trascurare. San
Tommaso d’Aquino è molto chiaro nell’osservare che dobbiamo rendere onore a Dio
non solo in spirito. Siccome gli uomini sono creature corporee, i sensi esterni
sono sempre coinvolti. Nella sacra liturgia è necessario «servirsi di cose
materiali come di segni, mediante i quali l’anima umana venga eccitata alle
azioni spirituali che la uniscono a Dio» (S.Th. IIa IIae q. 81 a. 7).
La Igleisa necesita de santos, lo sabemos, y ella necesita también de artistas hábiles y capaces; los unos y los otros, santos y artistas, son testimonio del espíritu que vive en Cristo (Pablo VI Carta a los miembros de la Comisión Diocesana de Arte Sacra. 4 de junio de 1967).
jueves, 5 de enero de 2012
RIFLESSIONI SUI FONDAMENTI DELL’ARTE SACRA
Nell’epoca contemporanea, l’arte[1] e la letteratura
artistica hanno sovente trascurato di affrontare, rispettivamente nella pratica
e nella teoria dell’arte, le ricchissime possibilità dell’arte sacra,
trascurandone o sminuendone la portata;
l’arte sacra, destinata a servire il “sacro culto” e il “sacro rito” nei
“sacri luoghi” (e in questo —come vedremo— specificatamente distinta dalla più
generica arte religiosa di cui costituisce la “vetta”), pur essendo “ancorata”
a realtà persistenti, viene confinata
nel passato, come mero fenomeno “storico”.
Nella contemporaneità, dunque, sembra essersi interrotta la millenaria
collaborazione tra la casa di Pietro[2] e gli artisti;
proprio dalla parte di Pietro è provenuto, però, il richiamo a una rinnovata
“alleanza”. Alla chiusura del Concilio
Vaticano II, i Padri si rivolgono anche agli artisti: “Ora a voi tutti,
artisti, [...] Oggi, come ieri, la Chiesa ha bisogno di voi e si volge verso di
voi. Essa vi dice con la nostra voce: lasciate che non si rompa un’alleanza tra
le più feconde! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo!”[3].
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