viernes, 6 de enero de 2012

L’ARTE SACRA NEI DOCUMENTI CONCILIARI

Partiamo dall’esordio  del capitolo VII di SC, dedicato interamente all’arte sacra e alla sacra suppellettile. “Fra le più nobili attività dell’ingegno umano sono, con pieno diritto, annoverate le arti liberali, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice, l’arte sacra”[1].
Un primo nodo teorico da affrontare è dunque costituito dalla collocazione dell’arte sacra nella cultura delle arti liberali: il Concilio Vaticano II, infatti, sembra rispondere affermativamente alla aspirazione di riconoscimento culturale che per secoli ha animato gli artisti. In particolare nel corso del Rinascimento gli artisti rivendicano la collocazione delle arti figurative entro le arti liberali, comprendendo che ciò dipende dal loro saper esibire un carattere conoscitivo profondo, razionale.  Leonardo, per esempio, rivendica tale carattere per la pittura, la quale può vantare, rispetto alla scultura, una maggiore distanza dalla materia e un maggiore impiego del “discorso”[2].