Se si prende in esame la seconda
metà del secolo, si nota che, già a partire dalla fine del secondo conflitto
mondiale, la situazione accenna a migliorare. Nei decenni successivi la
situazione evolve poi in modo sempre più positivo. In Italia la svolta si è avuta
negli anni '50, proprio a partire dalla celebrazione dell’Anno Santo.
Con il Concilio Ecumenico
Vaticano II,
in particolare nella Costituzione pastorale Gaudium
et spes, la Chiesa finalmente ha
valorizzato il contributo innovativo dei movimenti ecclesiali ed artistici
attivi fin dall'inizio del secolo specialmente in Francia e in Germania, e ha
proposto un dialogo aperto, rispettoso e cordiale con la società contemporanea
e in particolare con l'arte e la cultura del nostro tempo.
Dall’interno del mondo dell’arte,
per una sorta di sviluppo interno dalle molteplici componenti, oltre che in
risposta al mutato atteggiamento della Chiesa, la disponibilità alla
collaborazione con la Chiesa da parte degli artisti è diventata gradualmente
più esplicita ed estesa fino a raggiungere, nell'ultimo scorcio del secolo, un
livello e un'intensità del tutto inimmaginabili qualche decennio prima.
In sintesi, nella seconda metà
del XX secolo molti sintomi
fanno capire che nei rapporti tra la Chiesa cattolica e le arti la situazione è
migliorata. Permangono ancora molti ostacoli: le discipline teologiche non
dimostrano particolare interesse al mondo dell'arte e viceversa, la formazione
artistica del popolo di Dio è ancora ai primi passi, le relazioni tra Chiesa e
artisti stentano a svilupparsi, le nuove opere d'arte che la Chiesa promuove
sono spesso di livello modesto quando non sono decisamente insoddisfacenti.
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