A una
considerazione un poco più attenta, tuttavia, la fisionomia del XX secolo presenta una notevole complessità e
richiederebbe quindi un'analisi approfondita, di cui si sente la necessità.
In
particolare, accentuando la prospettiva storica, ci si rende conto che alcune caratteristiche
dell'arte che noi consideriamo tipiche del nostro secolo, in parte costituiscono
l'esito di un processo evolutivo le cui radici affondano nei secoli precedenti,
in parte sono espressione del difficile rapporto con la modernità che caratterizza
tutti i settori della cultura occidentale, in parte anticipano e riflettono, esasperandoli,
alcuni aspetti della cultura contemporanea (individualismo, sperimentalismo,
secolarismo). In relazione al futuro, in particolare, le arti hanno saputo identificare
ed esprimere per tempo i movimenti profondi della società, ponendosi talvolta
come “segno dei tempi”, altre volte come “segno di contraddizione”, altre, infine,
registrando passivamente la situazione.
Resta
il fatto che i rapporti tra la Chiesa e le arti erano entrati in crisi già a
partire dalla seconda metà del XVIII
secolo non tanto in
relazione a questioni di rinnovamento linguistico, ma per ragioni più radicali,
relative al senso stesso del rapporto tra arte e religione. Le domande che sono
emerse in quel secolo e che anche oggi sono aperte e ci interpellano,
nonostante che i rapporti tra Chiesa e arti siano migliorati, sono: quale significato
hanno le arti in relazione alla identità, alla espressione e alla comunicazione
della fede? Quale significato sostanziale ha la religione cattolica per lo
sviluppo dell'arte, considerata come disciplina creativa autonoma? Con tali
domande radicali occorrerà confrontarsi seriamente all'inizio del nuovo
millennio per essere autentici e per dare solidità al rapporto tra Chiesa e
artisti.
Sussidio
dell'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza
Episcopale Italiana
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