Dopo
un breve periodo di intensa partecipazione alla brillante vita mondana di
Barcellona, Gaudí cambiò improvvisamente il suo stile di vita: divenne,
infatti, schivo, dedito a dure penitenze, noncurante del successo. Secondo i
biografi, questa è l’epoca in cui egli patì una delusione amorosa, che probabilmente
causò il suo profondo cambio psicologico. Il 3 novembre 1883, a soli 31 anni,
venne nominato architetto capo della costruzione in città del Temple Expiatori
de la Sagrada Família, un edificio iniziato l’anno prima dall’architetto
diocesano Francesc de Paula del Villar. Costui, in seguito a contrasti con
l’architetto Joan Martorell, consigliere di Josep Maria Bocabella (fondatore dell’Associació
Espiritual de Devots de Sant Josep, il sodalizio che aveva promosso la fabbrica
del tempio), si era dimesso dopo pochi mesi, e così il giovane Gaudí, già
collaboratore di Martorell, fu incaricato del progetto.
A partire da questo momento, i lavori della chiesa – destinata a rimanere incompiuta – l’accompagneranno per oltre quarant’anni, fino alla morte, e in essi concentrerà tutte le soluzioni architettoniche sperimentate in altre opere a lui commissionate. L’erezione del tempio, che sarà poi chiamato la “Cattedrale dei Poveri”, doveva essere finanziata esclusivamente per mezzo di donazioni. In quello stesso anno cominciò a costruire la Casa Vicens, la sua prima opera importante, dove è rilevabile la rottura con le forme cubiche della tradizione. Qui lo stile mudéjar viene ricreato e superato, e l’accostamento del mattone e dell’azulejo è presentato con un vigore straordinario. Tre anni dopo gli fu affidata dal conte Güell, la costruzione della sua maestosa casa di città, il Palau Güell, per ampliare la dimora di famiglia situata sulla vicina Rambla (il ricco magnate aveva dato ordine a Gaudí di utilizzare i migliori materiali reperibili in tutto il mondo). Fu in questo palazzo che comparvero per la prima volta gli archi parabolici, ricordo dell’arco ogivale medievale e neogotico, e i comignoli variopinti, ricoperti da frammenti di ceramiche e maioliche, dalle forme geometriche e con un carattere magico. Negli anni 1898-1900 fu costruita la Casa Calvet, un edificio in pietra lavorata con il contorno superiore ondulato e coronato da pinnacoli sferici.
Un
particolare interessante è dato dai balconi delle soffitte, in lamiera di ferro
modellata e perforata, che preannunciano quelli della casa Batlló. Per
quest’abitazione l’architetto, come aveva fatto precedentemente per la casa
Vicens e il palazzo Güell, progettò dei mobili dal carattere profondamente
personale. Nel 1900 Casa Calvet ottenne il premio che, per la prima volta, il
Comune di Barcellona assegnava al miglior edificio realizzato in città.
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