lunes, 16 de enero de 2012

LA PARTICIPAZIONE LITURGICA

23. La riforma liturgica, proposta dal Concilio Vaticano II, ha promosso la partecipazione e la considera parte integrante e costitutiva della stessa azione liturgica quando afferma che: "La santa Madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli vengano formati a quella piena partecipazione, consapevole e attiva alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, 'stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato' (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo" (SC 14).


Il testo conciliare mette alla base della partecipazione il sacramento del Battesimo: fa riferimento al diritto e all'obbligo dei fedeli a prendere parte alla liturgia per la loro condizione di battezzati. Il soggetto della liturgia è tutta la Chiesa senza distinzione, perché la Chiesa è una comunità sacerdotale costituita da membri che sono stati a lei incorporati per mezzo del sacramento del battesimo e sono stati consacrati per offrire a Dio un culto vero. Tutti i battezzati partecipano dell'unzione sacerdotale con la quale lo stesso Gesù Cristo fu consacrato nella sua umanità in forza dello Spirito Santo. Per il battesimo ricevuto il fedele cristiano è rivestito della dignità sacerdotale, frutto della sua incorporazione in Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, e nel suo Corpo, la Chiesa, ed è chiamato al culto vero in Spirito e Verità, che la Chiesa offre al Padre per mezzo del suo Signore, ossia il culto che Cristo stesso esercita nel suo Corpo sacerdotale, formato dalla totalità dei battezzati.
24. Il Concilio non dà una definizione della partecipazione dei fedeli alla azione liturgica, però segnala varie caratteristiche essenziali che debbono dar corpo e figura ai fedeli quando fanno parte di una assemblea liturgica. Le riassumiamo nei seguenti punti.
- Dice che la partecipazione deve essere:
" piena, consapevole, attiva e fruttuosa (SC 11,4),
" interna e esterna (SC 19,110),
" propria dei fedeli (SC 14), comunitaria (SC 27) e dignitosa (SC 28).
- Indica l'origine del diritto e del dovere dei fedeli a prendere parte alla liturgia: il sacerdozio battesimale (SC 14; LG 10-11; PO 5).
- Nota che la ragione ultima della partecipazione dei fedeli è la natura stessa della liturgia (SC 2;11; 41; 42; LG 26).
- Sollecita la messa in pratica della partecipazione (SC 11,14, ss) ed i mezzi che la rendono possibile:
" la formazione liturgica (SC 19,19),
" la catechesi liturgica (SC 35,3)
" la celebrazione della Parola (SC 35,c)
" L'omelia (SC 35,2; 24; 52; DV 25; PO 4),
" i canti e le risposte, i gesti e l'atteggiamento del corpo, ecc. (SC 30).
" Insegna che l'obiettivo è la santificazione del popolo cristiano e la glorificazione del Padre (SC 5;7;11 ;12;ss).
25. La partecipazione liturgica contempla molti aspetti che abbracciano la totalità della persona umana e cristiana. "Perciò la Chiesa, con diligente cura, si preoccupa che i fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nel suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra, consapevolmente, piamente e attivamente" (SC 48; OGMR n.5 e 18).
La partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa dei fedeli alla liturgia non è il risultato di una concessione della gerarchia, ma è un diritto e un dovere di tutti i battezzati. Questa partecipazione consiste, dal punto di vista esterno, nel fatto che tutti i membri del popolo di Dio che partecipano alla celebrazione, compiano effettivamente tutto e solo quello che spetta loro in conformità alla natura dell'azione liturgica e al "ruolo" che ognuno esplica nella Chiesa. L'azione liturgica deve essere "sempre" una celebrazione della Chiesa, che è "sacramento dell'unità", cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi" (SC 26; LG 26).
a) Ministeri ordinati
30. È desiderabile e necessario che un ministro ordinato si prenda cura del Gruppo e si responsabilizzi del suo cammino, organizzazione e orientamento. La sua presenza sarà una garanzia di costanza nel gruppo, di unità di criteri e farà da ponte tra il gruppo liturgico stesso e gli altri sacerdoti della comunità.
L'ideale sarebbe che il presidente di ogni celebrazione fosse presente nel Gruppo liturgico quando si prepara l'azione sacra, perché il presidente è colui che esorta ed anima, coordina e conduce all'unità i diversi servizi che si realizzano nella stessa azione liturgica.
Se in una comunità cristiana è presente un diacono, è conveniente che anch'egli faccia parte del Gruppo, perché riunisce diverse funzioni liturgiche e, in alcuni casi, presiede l'assemblea.
b) Ministeri istituiti
31. Sono quelli che sono stati istituiti ufficialmente dalla Chiesa, Lettori e Accoliti, per esercitare il servizio della Liturgia della parola, dell'altare poi i Ministri straordinari della comunione.
c) Coloro che esercitano una funzione nella celebrazione.
32. Sono quelle persone che, non avendo ricevuto né il ministero né la istituzione, disimpegnano, in modo stabile o semplicemente occasionale, alcuni compiti durante l'azione liturgica. Questi servizi si possono così classificare:
A servizio dell'assemblea:
- il sacrista (cf Cerimoniale dei Vescovi n. 37-38)
- coloro che provvedono alla pulizia e all'ordine, dispongono i fiori, fanno il servizio di accoglienza
- chi legge le monizioni o commenta.
A servizio della Parola di Dio:
- il lettore non istituito,
- il salmista,
- colui che formula le intenzioni della preghiera dei fedeli.
A servizio dell'altare e del ministro ordinato:
- l'accolito non istituito, o ministrante,
- il maestro delle cerimonie,
- chi è autorizzato alla distribuzione della comunione e, all'occasione, esporre il Santissimo Sacramento per la adorazione da parte della comunità come ministro straordinario.
A servizio del canto liturgico e della musica:
- i cantori e la schola,
- il direttore del canto dell'assemblea,
- l'organista e gli altri musicisti.
A servizio delle altre funzioni (casi speciali):
- i padrini del battesimo e della cresima,
- i testimoni,
- gli artisti.
33. L'équipe liturgica deve essere sempre aperta e accogliente perché vi possano partecipare quelle persone interessate alla preparazione delle celebrazioni o all'approfondimento dello spirito della liturgia. Non si deve fare mai circolo chiuso o solo di amici, né ci si deve considerare in modo assoluto i padroni delle decisioni e dell'andamento della liturgia nella comunità. Essere parte dell'équipe è realizzare un apostolato e un servizio nobile ed utile alla vita di fede di tutto il popolo cristiano.
Sr M Cristina Cruciani pddm
Conferenza episcopale Abruzzese e Molisana
Convegno liturgico Regionale
24 settembre 2011 - Lanciano

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