23. La riforma liturgica,
proposta dal Concilio Vaticano II, ha promosso la partecipazione e la considera
parte integrante e costitutiva della stessa azione liturgica quando afferma
che: "La santa Madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli
vengano formati a quella piena partecipazione, consapevole e attiva alle
celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e
alla quale il popolo cristiano, 'stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione
santa, popolo acquistato' (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza
del battesimo" (SC 14).
Il testo
conciliare mette alla base della partecipazione il sacramento del Battesimo: fa
riferimento al diritto e all'obbligo dei fedeli a prendere parte alla liturgia
per la loro condizione di battezzati. Il soggetto della liturgia è tutta la
Chiesa senza distinzione, perché la Chiesa è una comunità sacerdotale
costituita da membri che sono stati a lei incorporati per mezzo del sacramento
del battesimo e sono stati consacrati per offrire a Dio un culto vero. Tutti i
battezzati partecipano dell'unzione sacerdotale con la quale lo stesso Gesù
Cristo fu consacrato nella sua umanità in forza dello Spirito Santo. Per il
battesimo ricevuto il fedele cristiano è rivestito della dignità sacerdotale,
frutto della sua incorporazione in Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, e nel suo
Corpo, la Chiesa, ed è chiamato al culto vero in Spirito e Verità, che la
Chiesa offre al Padre per mezzo del suo Signore, ossia il culto che Cristo
stesso esercita nel suo Corpo sacerdotale, formato dalla totalità dei
battezzati.
24. Il Concilio
non dà una definizione della partecipazione dei fedeli alla azione liturgica,
però segnala varie caratteristiche essenziali che debbono dar corpo e figura ai
fedeli quando fanno parte di una assemblea liturgica. Le riassumiamo nei
seguenti punti.
- Dice che la
partecipazione deve essere:
" piena,
consapevole, attiva e fruttuosa (SC 11,4),
" interna e
esterna (SC 19,110),
" propria
dei fedeli (SC 14), comunitaria (SC 27) e dignitosa (SC 28).
- Indica
l'origine del diritto e del dovere dei fedeli a prendere parte alla liturgia:
il sacerdozio battesimale (SC 14; LG 10-11; PO 5).
- Nota che la
ragione ultima della partecipazione dei fedeli è la natura stessa della
liturgia (SC 2;11; 41; 42; LG 26).
- Sollecita la
messa in pratica della partecipazione (SC 11,14, ss) ed i mezzi che la rendono
possibile:
" la
formazione liturgica (SC 19,19),
" la
catechesi liturgica (SC 35,3)
" la
celebrazione della Parola (SC 35,c)
" L'omelia
(SC 35,2; 24; 52; DV 25; PO 4),
" i canti e
le risposte, i gesti e l'atteggiamento del corpo, ecc. (SC 30).
" Insegna
che l'obiettivo è la santificazione del popolo cristiano e la glorificazione
del Padre (SC 5;7;11 ;12;ss).
25. La
partecipazione liturgica contempla molti aspetti che abbracciano la totalità
della persona umana e cristiana. "Perciò la Chiesa, con diligente cura, si
preoccupa che i fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo
mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nel suoi riti e nelle sue
preghiere, partecipino all'azione sacra, consapevolmente, piamente e
attivamente" (SC 48; OGMR n.5 e 18).
La
partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa dei fedeli alla liturgia non è
il risultato di una concessione della gerarchia, ma è un diritto e un dovere di
tutti i battezzati. Questa partecipazione consiste, dal punto di vista esterno,
nel fatto che tutti i membri del popolo di Dio che partecipano alla
celebrazione, compiano effettivamente tutto e solo quello che spetta loro in
conformità alla natura dell'azione liturgica e al "ruolo" che ognuno
esplica nella Chiesa. L'azione liturgica deve essere "sempre" una
celebrazione della Chiesa, che è "sacramento dell'unità", cioè popolo
santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi" (SC 26; LG 26).
a) Ministeri
ordinati
30. È
desiderabile e necessario che un ministro ordinato si prenda cura del Gruppo e
si responsabilizzi del suo cammino, organizzazione e orientamento. La sua
presenza sarà una garanzia di costanza nel gruppo, di unità di criteri e farà
da ponte tra il gruppo liturgico stesso e gli altri sacerdoti della comunità.
L'ideale sarebbe
che il presidente di ogni celebrazione fosse presente nel Gruppo liturgico
quando si prepara l'azione sacra, perché il presidente è colui che esorta ed
anima, coordina e conduce all'unità i diversi servizi che si realizzano nella
stessa azione liturgica.
Se in una
comunità cristiana è presente un diacono, è conveniente che anch'egli faccia
parte del Gruppo, perché riunisce diverse funzioni liturgiche e, in alcuni
casi, presiede l'assemblea.
b) Ministeri istituiti
b) Ministeri istituiti
31. Sono quelli
che sono stati istituiti ufficialmente dalla Chiesa, Lettori e Accoliti, per
esercitare il servizio della Liturgia della parola, dell'altare poi i Ministri
straordinari della comunione.
c) Coloro che esercitano una funzione nella celebrazione.
c) Coloro che esercitano una funzione nella celebrazione.
32. Sono quelle
persone che, non avendo ricevuto né il ministero né la istituzione,
disimpegnano, in modo stabile o semplicemente occasionale, alcuni compiti
durante l'azione liturgica. Questi servizi si possono così classificare:
A servizio
dell'assemblea:
- il sacrista
(cf Cerimoniale dei Vescovi n. 37-38)
- coloro che
provvedono alla pulizia e all'ordine, dispongono i fiori, fanno il servizio di
accoglienza
- chi legge le monizioni o commenta.
- chi legge le monizioni o commenta.
A servizio della
Parola di Dio:
- il lettore non
istituito,
- il salmista,
- colui che
formula le intenzioni della preghiera dei fedeli.
A servizio
dell'altare e del ministro ordinato:
- l'accolito non
istituito, o ministrante,
- il maestro
delle cerimonie,
- chi è
autorizzato alla distribuzione della comunione e, all'occasione, esporre il
Santissimo Sacramento per la adorazione da parte della comunità come ministro
straordinario.
A servizio del
canto liturgico e della musica:
- i cantori e la
schola,
- il direttore
del canto dell'assemblea,
- l'organista e
gli altri musicisti.
A servizio delle
altre funzioni (casi speciali):
- i padrini del
battesimo e della cresima,
- i testimoni,
- gli artisti.
33. L'équipe
liturgica deve essere sempre aperta e accogliente perché vi possano partecipare
quelle persone interessate alla preparazione delle celebrazioni o
all'approfondimento dello spirito della liturgia. Non si deve fare mai circolo
chiuso o solo di amici, né ci si deve considerare in modo assoluto i padroni
delle decisioni e dell'andamento della liturgia nella comunità. Essere parte
dell'équipe è realizzare un apostolato e un servizio nobile ed utile alla vita
di fede di tutto il popolo cristiano.
Sr M Cristina Cruciani pddm
Conferenza episcopale Abruzzese e Molisana
Convegno liturgico Regionale
24 settembre 2011 - Lanciano
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