viernes, 23 de diciembre de 2011

ORIENTAMENTO ASTRONOMICO DELLE CHIESE

Prima del XII d.C. le Chiese erano edificate secondo i canoni costruttivi e soprattutto di orientamento, stabiliti già nelle Costituzioni Apostoliche redatte nei primi secoli del cristianesimo.
Sin dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi o più in generale i luoghi di culto verso la direzione cardinale est (Versus Solem Orientem) in quanto per i cristiani la salvezza era collegata alla generica direzione cardinale orientale.Infatti Gesù aveva come simbolo il Sole (Sol justitiae, Sol invictus, Sol salutis) e la direzione est era simbolizzata dalla croce, simbolo della vittoria.Nel Medioevo le chiese erano generalmente progettate a forma di croce, generalmente latina, con l'abside orientato ad est. L'ingresso principale era quindi posizionato sul lato occidentale, in corrispondenza dei piedi della croce in modo che i fedeli entrati nell'edificio camminassero verso oriente simboleggiando l'ascesa di Cristo. La direzione orientale corrisponde a quel segmento di orizzonte locale in cui i corpi celesti sorgono analogamente, dal punto di vista simbolico, alla stella della nascita di Cristo, nota come "la stella dell'est". Le chiese dovevano assolvere agli aspetti puramente liturgici quindi le istruzioni che venivano date agli architetti in fase di progettazione si basavano su tutta una serie di indicazioni tratti dalla simbologia liturgica della religione cristiana.

Era poi l'architetto ad impiegare Matematica, Geometria e Astronomia al fine di esprimere simbolicamente la funzione liturgica del culto. Il significato metaforico era notevole infatti la cupola stava sovente a rappresentare la volta del cielo, mentre l'altare simboleggiava la cima della croce di Cristo. L'architetto sfruttava le proprie cognizioni di Astronomia di posizione per ricavare mediante osservazioni, calcoli e costruzioni geometriche la direzione di orientamento più opportuna per verificare le specifiche simboliche richieste dai committenti. L'Astronomia però era solo un mezzo per esprimere le funzioni liturgiche e simboliche del monumento. Le ragioni per cui vennero adottati criteri di orientamento astronomici furono spesso dettate da esigenze mistiche più che reali. Infatti è noto che la Croce di Cristo fu eretta sul monte Calvario in modo da essere rivolta verso ovest, quindi i fedeli in adorazione devono essere rivolti ad est che per antica tradizione è la zona della luce e del bene (pars familiaris) in contrapposizione con la "pars hostilis" che identifica la direzione occidentale. Per tradizione Cristo salì in cielo ad oriente dei discepoli e pare che così facessero anche i Martiri. Sempre secondo la tradizione l'aurora è il simbolo del Sole della Giustizia che si annuncia e anche il Paradiso Terrestre veniva ritenuto, dai primi cristiani, essere genericamente ad oriente. La simbologia solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un'attenta progettazione dei luoghi di culto e della loro disposizione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni Apostoliche del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare dirigendosi verso l'est e lo stesso celebrante durante l'"Actio Liturgica" doveva parimenti essere rivolto in quella direzione. Come conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare e costruire le chiese orientate con l'abside verso oriente e la porta d'ingresso in direzione occidentale rispetto al baricentro della costruzione. La rigorosità nell'orientamento è un elemento che andò decadendo nel tempo,attraverso i secoli. Siamo in grado, mediante opportune misurazioni e opportuni calcoli di formulare alcune ipotesi possibili sui criteri che anticamente furono connessi con l'edificazione dei primitivi luoghi di culto.
Faccio l’esempio di una Chiesa che si trova nel territorio di Terni, ma questi dati si possono estendere alla maggior parte delle chiese italiane dello stesso periodo. Dai rilievi è stato possibile desumere che l'asse dell'edificio, nella direzione che parte dalla porta d'ingresso e continua verso l'abside, devia di soli 0.2 gradi rispetto alla linea equinoziale rappresentata dalla direzione est-ovest astronomica. Lungo la linea equinoziale è possibile osservare la levata, ad est ed il tramonto,a ovest, del Sole nei giorni dei due equinozi, quello di primavera e quello di autunno, all'orizzonte astronomico locale. Il criterio con cui il luogo di culto fu orientato sembrerebbe quindi essere il "Sol Aequinoctialis" fortemente raccomandato da Gerberto d'Aurillac salito al soglio pontificio, nel 999, con il nome di Papa Silvestro II e ribadito successivamente negli scritti di Guglielmo Dorando da Mende, vescovo del XIII secolo. L'orientamento equinoziale era connessa alla consuetudine di celebrare solennemente il rito di fondazione del luogo sacro all'alba del giorno di Pasqua. Questa direzione potrebbe essere a prima vista correlata con la data della Pasqua che, come è noto, si celebra la domenica più vicina al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. Essendo, però la data della Pasqua, mobile rispetto alla data di equinozio a causa della variazione della data di plenilunio rispetto ad esso, l'orientamento in accordo con la posizione del Sole nascente a Pasqua non poteva essere codificata in maniera fissa. Nel caso della chiesa parrocchiale di Terni dobbiamo rilevare che la sua orientazione equinoziale è molto accurata, deviando come già affermato di circa 0.2 gradi rispetto alla direzione dell'est astronomico. L'orizzonte naturale locale, rappresentato dal profilo del paesaggio retrostante la zona absidale, degradante da sud a nord, risulta essere elevato mediamente di una quindicina di gradi rispetto all'orizzonte astronomico locale, rappresentato dalla linea orizzontale ad altezza nulla. Questo fatto implica che il Sole equinoziale poteva essere osservato, dal luogo dove sorge l'edificio sacro, sorgere ad alba inoltrata da dietro il profilo delle montagne, lungo una direzione spostata oltre 10 gradi più a sud rispetto alla linea equinoziale. In poche parole se la chiesa fosse stata orientata adottando il criterio pasquale decritto, avremmo dovuto rilevare che il suo asse sarebbe stato orientato verso un punto dell'orizzonte posto rilevantemente più a sud rispetto a quanto misurato. Questa differenza è tale da rendere improbabile l'applicazione a Terni di un criterio di orientamento basato sul punto di levata del Sole pasquale. Oltre alla direzione della levata del Sole nel giorno della resurrezione di Cristo esistono anche altri significati mistici che la Chiesa antica collegò alla direzione equinoziale. Infatti tale direzione può essere correlata anche con la data della ricorrenza dell'Incarnazione (o Annunciazione) festeggiata il 25 Marzo, che fino al Concilio di Nicea (325 d.C.), presieduto dall'imperatore romano Costantino, era ritenuto erroneamente essere la data dell'equinozio di primavera, in accordo con il calendario giuliano allora accettato dalla Chiesa; dal punto di vista astronomico la data del 25 Marzo era corretta al tempo di Giulio Cesare. Nel 1172, anno in cui il Comune di Terni risulta espressamente documentato, la data giuliana dell'equinozio di primavera cadde il 13 Marzo, nel 1452, anno in cui è citata la "nuova" chiesa, il giorno 11 del mese e solo dopo la riforma si passò per decreto papale nuovamente al 21 Marzo. Sui calendari e gli almanacchi però l'equinozio era indicato al giorno 21 per cui la posizione del punto di levata del Sole all'orizzonte astronomico locale all'alba di quel giorno risultava sensibilmente spostata verso nord rispetto al vero punto relativo alla levata equinoziale. Le chiese che venivano orientate sulla base del punto di levata del Sole nel giorno dell'equinozio previsto dagli almanacchi mostrano un sensibile errore rispetto alla direzione equinoziale vera, proprio a causa dell'errore tra l'equinozio vero e la data riportata sugli almanacchi. Eseguendo gli opportuni calcoli ci accorgiamo che questo non può essere il caso della chiesa di Terni in quanto se il criterio di orientamento fosse stato quello descritto, l'asse del luogo sacro dovrebbe essere orientato consistentemente più a sud di quanto rilevato sperimentalmente. Un'altra ipotesi degna di interesse potrebbe essere quella di esaminare non l'equinozio di primavera, ma quello d'autunno, il quale, nel 1172 cadeva il 16 Settembre, mentre nel 1452, il 14 dello stesso mese. L'idea della correlazione con l'equinozio d'autunno deriva dalla dedicazione della chiesa, a S.Michele Arcangelo. Il giorno dedicato a S.Michele Arcangelo variò di molto durante i secoli passati e le date in cui la sua festa fu celebrata furono: il 7 Aprile, il 8 Maggio, il 6 Giugno, il 5 Agosto, il 9 Settembre, il 29 Settembre, il 8 novembre e il 8 Dicembre. Le date del calendario Gregoriano, in corrispondenza delle quali i due santi sono venerati,sono rispettivamente il 29 Settembre (S.Michele) e il 19 Marzo (S.Giuseppe). Nelle tradizioni popolari la celebrazione di questi due santi possiede una valenza astronomica di natura equinoziale. Infatti le date indicate sono prossime a quelle degli Equinozi rispettivamente di autunno e di primavera. La ricorrenza di S.Michele Arcangelo è consistentemente lontana dalla data effettiva dell'equinozio d'autunno, soprattutto nei tempio antichi, quindi la deviazione che potremmo aspettarci per l'asse della chiesa rispetto alla direzione equinoziale astronomica nel caso fosse stata orientata sul punto di levata del Sole nel giorno di S.Michele, è enorme superando i 20 gradi verso sud nel caso che l'orizzonte di riferimento fosse stato il profilo delle montagne poste ad est, ma ancora oltre 10 gradi se la linea di riferimento fosse stato l'orizzonte astronomico locale. La conseguenza è che la chiesa di Terni non verifica neppure il criterio che prevede che l'orientamento sia avvenuto in accordo con il Sole nascente a S.Michele Arcangelo. Rimane quindi solamente la possibilità che l'orientamento sia avvenuto in epoca antica sulla base di una metodologia geometrico-astronomica basata sull'impiego di metodi gnomonici, cioè sullo studio del moto dell'ombra proiettata da un palo verticale (Gnomone) illuminato dal Sole durante la giornata, con il fine ultimo di determinare nel modo più accurato possibile la direzione est-ovest astronomica, corrispondente al punto teorico di levata del Sole equinoziale, senza prendere in esame il punto effettivo di prima visibilità del Sole nascente all'orizzonte fisico locale.
L'orientamento rigoroso di una costruzione lungo la direzione equinoziale era durante il Medioevo, dal punto di vista operativo,un problema di non facile soluzione. Inizialmente era necessario disporre di una semplice, ma efficiente strumentazione atta ad individuare la direzione cercata, in secondo luogo era richiesta l'applicazione di un procedura di lavoro, basata su semplici ed elementari cognizioni di Astronomia di posizione, ma capace di condurre a risultati corretti e terzo erano richieste una o più persone esperte e capaci di portare a termine l'operazione in maniera sufficientemente accurata. Le metodologie più moderna disponibile durante il Medioevo e il Rinascimento sono quanto riportato sul "De Geometria" di Gerberto d'Aurillac oppure nel "De Architettura" di Vitruvio o nel "De limitibus constituendi" di Igino il Gromatico o addirittura nella "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio e le necessarie conoscenze astronomiche erano per lo più bagaglio culturale degli esponenti del clero. La strumentazione più semplice per determinare le orientazioni equinoziali era rappresentata da un semplice bastone piantato verticalmente nel terreno, uno gnomone, che illuminato dal Sole proiettava la sua ombra in direzione esattamente opposta a quella del Sole.Il moto dell'ombra quindi era esattamente simile a meno di un fattore di scala dipendente dalla lunghezza dell'asta, al moto apparente del Sole sulla sfera celeste, ma nella direzione opposta. Il metodo, probabilmente il più preciso disponibile a quei tempi era quello del "Cerchio Indiano" che e' descritto da Vitruvio (De Architettura, I,6,6), ma di cui si hanno notizie già dai papiri egiziani e dai documenti provenienti dall'India antica, da cui la sua particolare denominazione.Il metodo risulta applicabile qualsiasi giorno dell'anno. Fissato lo gnomone verticale si segnava alla mattina la posizione raggiunta dall'estremità dell'ombra. Successivamente si tracciava una circonferenza centrata nel piede dello gnomone e passante per il punto segnato sul terreno, poi si attendeva,durante il pomeriggio, il momento in cui l'ombra lambiva nuovamente il cerchio e si segnava sulla circonferenza il punto ottenuto. La linea passante per i due punti sulla circonferenza rappresentava la direzione equinoziale cercata. Un metodo sostanzialmente simile, ma un po' più complesso è descritto nell'ultimo capitolo della "Geometria" di Gerberto da Reims (Caput XCIV, "Alia ratio meridianum describendi"). Questo metodo richiedeva la misura di tre ombre qualsiasi dello stesso gnomone durante la giornata e il calcolo dei rapporti tra le loro lunghezze. Poiché i calcoli, anche i più banali, erano a quei tempi difficili a causa dell'abitudine di usare i numeri romani, Gerberto suggerisce l'uso di una tavola di moltiplicazioni precalcolate. Dopo qualche calcolo si perveniva alla determinazione della direzione della linea meridiana la cui perpendicolare è l'equinoziale cercata. Rimane ora un ultimo importante quesito, quello relativo all'epoca in cui presumibilmente questo rito potrebbe essere avvenuto.

La risposta è difficile da formulare, ma sicuramente il 1452 rappresenta il limite più recente per l'epoca del rito di fondazione.La caratteristica accuratamente equinoziale dell'orientamento della costruzione potrebbe suggerire l'esistenza di una costruzione precedente fondata durante un periodo appena successivo alle prescrizioni di Dorando da Mende, quindi tra il 1200 e il 1300, epoca in cui le orientazioni equinoziali risultano essere molto frequenti. E' possibile anche ipotizzare qualcosa di più antico,edificato qualche tempo dopo le indicazioni di Silvestro II relativamente all'orientamento equinoziale delle chiese, ma in questo caso il primo edificio di culto potrebbe essere stato edificato grosso modo tra il 1000 e il 1200, epoca quest'ultima in accordo con il periodo di governo comunale di Terni. Guglielmo Dorando da Mende, a proposito dell'orientamento delle chiese, scrisse:
<...Debet quoque (ecclesia) sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem, ut faciunt quidam>>, Il passo è tratto dall'edizione del 1584 del "Rationale Divinorum Officiorum", pubblicata a Lione. Uno dei proverbi più comuni recita: “San Michele porta il candeliere (dal cielo) e S. Giuseppe lo riporta indietro”. Il riferimento al Sole equinoziale e alla sua luce è evidente. Infatti il significato di San Michele che porta il candeliere è che nel periodo della sua celebrazione (Equinozio di Autunno) il Sole si avvia a tramontare sempre più presto in quanto la sua altezza apparente sull'orizzonte, quando transita al meridiano, diminuisce sempre più fino ad arrivare al suo valore minimo in corrispondenza del solstizio di inverno presso il quale si celebra la festa solstiziale cristiana per eccellenza: il Natale.Durante il periodo successivo alla festa di S. Michele Arcangelo quindi era necessario accendere il lume sempre più presto la sera a causa della progressiva riduzione delle ore di luce diurna. Il significato di San Giuseppe che riporta il candeliere indietro è esattamente quello opposto dal punto di vista astronomico. In prossimità dell'equinozio di primavera il Sole sale, ad ogni giorno che passa, sempre più in alto nel cielo quando a mezzodì transita al meridiano locale e di conseguenza l'ora del tramonto ritarda sempre più fino a raggiungere il suo massimo nel giorno del solstizio d'estate. La ripartizione stagionale basata sugli equinozi e sui solstizi è testimoniata anche da un altro proverbio relativo a S. Michele Arcangelo che recita: “Se San Michele Arcangelo si bagna le ali (ossia se piove il 29 Settembre, festa di S. Michele Arcangelo) allora pioverà fino a Natale”. In questo caso la piovosità della stagione viene predetta dalla festa equinoziale autunnale (S. Michele) fino a quella solstiziale invernale (Natale) che scandiscono nella tradizione popolare la ripartizione stagionale, a fini agricolo,dell'anno solare tropico. Infatti la ripartizione stagionale astronomica che prevede che le stagioni vadano da un solstizio al successivo equinozio e viceversa, alla latitudine della valle ternana non descrive bene l'andamento stagionale climatico locale, quindi la tradizione popolare preferiva associare alle ricorrenze dei santi durante il corso dell'anno la pianificazione delle pratiche agricole tenendo anche presente l'andamento della fasi della Luna.
di Pierluigi Montalbano

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