Prima del XII d.C. le Chiese erano edificate secondo i canoni costruttivi e
soprattutto di orientamento, stabiliti già nelle Costituzioni Apostoliche
redatte nei primi secoli del cristianesimo.
Sin dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione
di orientare i templi o più in generale i luoghi di culto verso la direzione
cardinale est (Versus Solem Orientem) in quanto per i cristiani la salvezza era
collegata alla generica direzione cardinale orientale.Infatti Gesù aveva come
simbolo il Sole (Sol justitiae, Sol invictus, Sol salutis) e la direzione est
era simbolizzata dalla croce, simbolo della vittoria.Nel Medioevo le chiese
erano generalmente progettate a forma di croce, generalmente latina, con
l'abside orientato ad est. L'ingresso principale era quindi posizionato sul
lato occidentale, in corrispondenza dei piedi della croce in modo che i fedeli
entrati nell'edificio camminassero verso oriente simboleggiando l'ascesa di
Cristo. La direzione orientale corrisponde a quel segmento di orizzonte locale
in cui i corpi celesti sorgono analogamente, dal punto di vista simbolico, alla
stella della nascita di Cristo, nota come "la stella dell'est". Le
chiese dovevano assolvere agli aspetti puramente liturgici quindi le istruzioni
che venivano date agli architetti in fase di progettazione si basavano su tutta
una serie di indicazioni tratti dalla simbologia liturgica della religione
cristiana.
Era poi l'architetto ad impiegare Matematica,
Geometria e Astronomia al fine di esprimere simbolicamente la funzione
liturgica del culto. Il significato metaforico era notevole infatti la cupola
stava sovente a rappresentare la volta del cielo, mentre l'altare simboleggiava
la cima della croce di Cristo. L'architetto sfruttava le proprie cognizioni di
Astronomia di posizione per ricavare mediante osservazioni, calcoli e
costruzioni geometriche la direzione di orientamento più opportuna per
verificare le specifiche simboliche richieste dai committenti. L'Astronomia
però era solo un mezzo per esprimere le funzioni liturgiche e simboliche del
monumento. Le ragioni per cui vennero adottati criteri di orientamento
astronomici furono spesso dettate da esigenze mistiche più che reali. Infatti è
noto che la Croce di Cristo fu eretta sul monte Calvario in modo da essere rivolta
verso ovest, quindi i fedeli in adorazione devono essere rivolti ad est che per
antica tradizione è la zona della luce e del bene (pars familiaris) in
contrapposizione con la "pars hostilis" che identifica la direzione
occidentale. Per tradizione Cristo salì in cielo ad oriente dei discepoli e
pare che così facessero anche i Martiri. Sempre secondo la tradizione l'aurora
è il simbolo del Sole della Giustizia che si annuncia e anche il Paradiso
Terrestre veniva ritenuto, dai primi cristiani, essere genericamente ad
oriente. La simbologia solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva
quindi un'attenta progettazione dei luoghi di culto e della loro disposizione
rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni
Apostoliche del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare
dirigendosi verso l'est e lo stesso celebrante durante l'"Actio
Liturgica" doveva parimenti essere rivolto in quella direzione. Come
conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare e
costruire le chiese orientate con l'abside verso oriente e la porta d'ingresso
in direzione occidentale rispetto al baricentro della costruzione. La
rigorosità nell'orientamento è un elemento che andò decadendo nel
tempo,attraverso i secoli. Siamo in grado, mediante opportune misurazioni e
opportuni calcoli di formulare alcune ipotesi possibili sui criteri che
anticamente furono connessi con l'edificazione dei primitivi luoghi di culto.
Faccio l’esempio di una Chiesa che si trova nel
territorio di Terni, ma questi dati si possono estendere alla maggior parte
delle chiese italiane dello stesso periodo. Dai rilievi è stato possibile
desumere che l'asse dell'edificio, nella direzione che parte dalla porta
d'ingresso e continua verso l'abside, devia di soli 0.2 gradi rispetto alla
linea equinoziale rappresentata dalla direzione est-ovest astronomica. Lungo la
linea equinoziale è possibile osservare la levata, ad est ed il tramonto,a
ovest, del Sole nei giorni dei due equinozi, quello di primavera e quello di
autunno, all'orizzonte astronomico locale. Il criterio con cui il luogo di
culto fu orientato sembrerebbe quindi essere il "Sol Aequinoctialis"
fortemente raccomandato da Gerberto d'Aurillac salito al soglio pontificio, nel
999, con il nome di Papa Silvestro II e ribadito successivamente negli scritti
di Guglielmo Dorando da Mende, vescovo del XIII secolo. L'orientamento
equinoziale era connessa alla consuetudine di celebrare solennemente il rito di
fondazione del luogo sacro all'alba del giorno di Pasqua. Questa direzione
potrebbe essere a prima vista correlata con la data della Pasqua che, come è
noto, si celebra la domenica più vicina al primo plenilunio dopo l'equinozio di
primavera. Essendo, però la data della Pasqua, mobile rispetto alla data di
equinozio a causa della variazione della data di plenilunio rispetto ad esso,
l'orientamento in accordo con la posizione del Sole nascente a Pasqua non
poteva essere codificata in maniera fissa. Nel caso della chiesa parrocchiale
di Terni dobbiamo rilevare che la sua orientazione equinoziale è molto
accurata, deviando come già affermato di circa 0.2 gradi rispetto alla
direzione dell'est astronomico. L'orizzonte naturale locale, rappresentato dal
profilo del paesaggio retrostante la zona absidale, degradante da sud a nord,
risulta essere elevato mediamente di una quindicina di gradi rispetto
all'orizzonte astronomico locale, rappresentato dalla linea orizzontale ad
altezza nulla. Questo fatto implica che il Sole equinoziale poteva essere
osservato, dal luogo dove sorge l'edificio sacro, sorgere ad alba inoltrata da
dietro il profilo delle montagne, lungo una direzione spostata oltre 10 gradi
più a sud rispetto alla linea equinoziale. In poche parole se la chiesa fosse
stata orientata adottando il criterio pasquale decritto, avremmo dovuto
rilevare che il suo asse sarebbe stato orientato verso un punto dell'orizzonte
posto rilevantemente più a sud rispetto a quanto misurato. Questa differenza è
tale da rendere improbabile l'applicazione a Terni di un criterio di
orientamento basato sul punto di levata del Sole pasquale. Oltre alla direzione
della levata del Sole nel giorno della resurrezione di Cristo esistono anche
altri significati mistici che la Chiesa antica collegò alla direzione
equinoziale. Infatti tale direzione può essere correlata anche con la data
della ricorrenza dell'Incarnazione (o Annunciazione) festeggiata il 25 Marzo,
che fino al Concilio di Nicea (325 d.C.), presieduto dall'imperatore romano
Costantino, era ritenuto erroneamente essere la data dell'equinozio di
primavera, in accordo con il calendario giuliano allora accettato dalla Chiesa;
dal punto di vista astronomico la data del 25 Marzo era corretta al tempo di
Giulio Cesare. Nel 1172, anno in cui il Comune di Terni risulta espressamente
documentato, la data giuliana dell'equinozio di primavera cadde il 13 Marzo,
nel 1452, anno in cui è citata la "nuova" chiesa, il giorno 11 del
mese e solo dopo la riforma si passò per decreto papale nuovamente al 21 Marzo.
Sui calendari e gli almanacchi però l'equinozio era indicato al giorno 21 per
cui la posizione del punto di levata del Sole all'orizzonte astronomico locale
all'alba di quel giorno risultava sensibilmente spostata verso nord rispetto al
vero punto relativo alla levata equinoziale. Le chiese che venivano orientate
sulla base del punto di levata del Sole nel giorno dell'equinozio previsto
dagli almanacchi mostrano un sensibile errore rispetto alla direzione
equinoziale vera, proprio a causa dell'errore tra l'equinozio vero e la data
riportata sugli almanacchi. Eseguendo gli opportuni calcoli ci accorgiamo che
questo non può essere il caso della chiesa di Terni in quanto se il criterio di
orientamento fosse stato quello descritto, l'asse del luogo sacro dovrebbe
essere orientato consistentemente più a sud di quanto rilevato
sperimentalmente. Un'altra ipotesi degna di interesse potrebbe essere quella di
esaminare non l'equinozio di primavera, ma quello d'autunno, il quale, nel 1172
cadeva il 16 Settembre, mentre nel 1452, il 14 dello stesso mese. L'idea della
correlazione con l'equinozio d'autunno deriva dalla dedicazione della chiesa, a
S.Michele Arcangelo. Il giorno dedicato a S.Michele Arcangelo variò di molto
durante i secoli passati e le date in cui la sua festa fu celebrata furono: il
7 Aprile, il 8 Maggio, il 6 Giugno, il 5 Agosto, il 9 Settembre, il 29
Settembre, il 8 novembre e il 8 Dicembre. Le date del calendario Gregoriano, in
corrispondenza delle quali i due santi sono venerati,sono rispettivamente il 29
Settembre (S.Michele) e il 19 Marzo (S.Giuseppe). Nelle tradizioni popolari la
celebrazione di questi due santi possiede una valenza astronomica di natura
equinoziale. Infatti le date indicate sono prossime a quelle degli Equinozi rispettivamente
di autunno e di primavera. La ricorrenza di S.Michele Arcangelo è
consistentemente lontana dalla data effettiva dell'equinozio d'autunno,
soprattutto nei tempio antichi, quindi la deviazione che potremmo aspettarci
per l'asse della chiesa rispetto alla direzione equinoziale astronomica nel
caso fosse stata orientata sul punto di levata del Sole nel giorno di
S.Michele, è enorme superando i 20 gradi verso sud nel caso che l'orizzonte di
riferimento fosse stato il profilo delle montagne poste ad est, ma ancora oltre
10 gradi se la linea di riferimento fosse stato l'orizzonte astronomico locale.
La conseguenza è che la chiesa di Terni non verifica neppure il criterio che
prevede che l'orientamento sia avvenuto in accordo con il Sole nascente a S.Michele
Arcangelo. Rimane quindi solamente la possibilità che l'orientamento sia
avvenuto in epoca antica sulla base di una metodologia geometrico-astronomica
basata sull'impiego di metodi gnomonici, cioè sullo studio del moto dell'ombra
proiettata da un palo verticale (Gnomone) illuminato dal Sole durante la
giornata, con il fine ultimo di determinare nel modo più accurato possibile la
direzione est-ovest astronomica, corrispondente al punto teorico di levata del
Sole equinoziale, senza prendere in esame il punto effettivo di prima
visibilità del Sole nascente all'orizzonte fisico locale.
L'orientamento rigoroso di una
costruzione lungo la direzione equinoziale era durante il Medioevo, dal punto
di vista operativo,un problema di non facile soluzione. Inizialmente era
necessario disporre di una semplice, ma efficiente strumentazione atta ad
individuare la direzione cercata, in secondo luogo era richiesta l'applicazione
di un procedura di lavoro, basata su semplici ed elementari cognizioni di
Astronomia di posizione, ma capace di condurre a risultati corretti e terzo
erano richieste una o più persone esperte e capaci di portare a termine
l'operazione in maniera sufficientemente accurata. Le metodologie più moderna
disponibile durante il Medioevo e il Rinascimento sono quanto riportato sul
"De Geometria" di Gerberto d'Aurillac oppure nel "De
Architettura" di Vitruvio o nel "De limitibus constituendi" di
Igino il Gromatico o addirittura nella "Naturalis Historia" di Plinio
il Vecchio e le necessarie conoscenze astronomiche erano per lo più bagaglio
culturale degli esponenti del clero. La strumentazione più semplice per
determinare le orientazioni equinoziali era rappresentata da un semplice
bastone piantato verticalmente nel terreno, uno gnomone, che illuminato dal
Sole proiettava la sua ombra in direzione esattamente opposta a quella del
Sole.Il moto dell'ombra quindi era esattamente simile a meno di un fattore di
scala dipendente dalla lunghezza dell'asta, al moto apparente del Sole sulla
sfera celeste, ma nella direzione opposta. Il metodo, probabilmente il più
preciso disponibile a quei tempi era quello del "Cerchio Indiano" che
e' descritto da Vitruvio (De Architettura, I,6,6), ma di cui si hanno notizie
già dai papiri egiziani e dai documenti provenienti dall'India antica, da cui
la sua particolare denominazione.Il metodo risulta applicabile qualsiasi giorno
dell'anno. Fissato lo gnomone verticale si segnava alla mattina la posizione
raggiunta dall'estremità dell'ombra. Successivamente si tracciava una circonferenza
centrata nel piede dello gnomone e passante per il punto segnato sul terreno,
poi si attendeva,durante il pomeriggio, il momento in cui l'ombra lambiva
nuovamente il cerchio e si segnava sulla circonferenza il punto ottenuto. La
linea passante per i due punti sulla circonferenza rappresentava la direzione
equinoziale cercata. Un metodo sostanzialmente simile, ma un po' più complesso
è descritto nell'ultimo capitolo della "Geometria" di Gerberto da
Reims (Caput XCIV, "Alia ratio meridianum describendi"). Questo
metodo richiedeva la misura di tre ombre qualsiasi dello stesso gnomone durante
la giornata e il calcolo dei rapporti tra le loro lunghezze. Poiché i calcoli,
anche i più banali, erano a quei tempi difficili a causa dell'abitudine di
usare i numeri romani, Gerberto suggerisce l'uso di una tavola di
moltiplicazioni precalcolate. Dopo qualche calcolo si perveniva alla
determinazione della direzione della linea meridiana la cui perpendicolare è
l'equinoziale cercata. Rimane ora un ultimo importante quesito, quello relativo
all'epoca in cui presumibilmente questo rito potrebbe essere avvenuto.
La risposta è difficile da formulare, ma sicuramente il 1452 rappresenta il limite più recente per l'epoca del rito di fondazione.La caratteristica accuratamente equinoziale dell'orientamento della costruzione potrebbe suggerire l'esistenza di una costruzione precedente fondata durante un periodo appena successivo alle prescrizioni di Dorando da Mende, quindi tra il 1200 e il 1300, epoca in cui le orientazioni equinoziali risultano essere molto frequenti. E' possibile anche ipotizzare qualcosa di più antico,edificato qualche tempo dopo le indicazioni di Silvestro II relativamente all'orientamento equinoziale delle chiese, ma in questo caso il primo edificio di culto potrebbe essere stato edificato grosso modo tra il 1000 e il 1200, epoca quest'ultima in accordo con il periodo di governo comunale di Terni. Guglielmo Dorando da Mende, a proposito dell'orientamento delle chiese, scrisse:
<...Debet quoque (ecclesia) sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem, ut faciunt quidam>>, Il passo è tratto dall'edizione del 1584 del "Rationale Divinorum Officiorum", pubblicata a Lione. Uno dei proverbi più comuni recita: “San Michele porta il candeliere (dal cielo) e S. Giuseppe lo riporta indietro”. Il riferimento al Sole equinoziale e alla sua luce è evidente. Infatti il significato di San Michele che porta il candeliere è che nel periodo della sua celebrazione (Equinozio di Autunno) il Sole si avvia a tramontare sempre più presto in quanto la sua altezza apparente sull'orizzonte, quando transita al meridiano, diminuisce sempre più fino ad arrivare al suo valore minimo in corrispondenza del solstizio di inverno presso il quale si celebra la festa solstiziale cristiana per eccellenza: il Natale.Durante il periodo successivo alla festa di S. Michele Arcangelo quindi era necessario accendere il lume sempre più presto la sera a causa della progressiva riduzione delle ore di luce diurna. Il significato di San Giuseppe che riporta il candeliere indietro è esattamente quello opposto dal punto di vista astronomico. In prossimità dell'equinozio di primavera il Sole sale, ad ogni giorno che passa, sempre più in alto nel cielo quando a mezzodì transita al meridiano locale e di conseguenza l'ora del tramonto ritarda sempre più fino a raggiungere il suo massimo nel giorno del solstizio d'estate. La ripartizione stagionale basata sugli equinozi e sui solstizi è testimoniata anche da un altro proverbio relativo a S. Michele Arcangelo che recita: “Se San Michele Arcangelo si bagna le ali (ossia se piove il 29 Settembre, festa di S. Michele Arcangelo) allora pioverà fino a Natale”. In questo caso la piovosità della stagione viene predetta dalla festa equinoziale autunnale (S. Michele) fino a quella solstiziale invernale (Natale) che scandiscono nella tradizione popolare la ripartizione stagionale, a fini agricolo,dell'anno solare tropico. Infatti la ripartizione stagionale astronomica che prevede che le stagioni vadano da un solstizio al successivo equinozio e viceversa, alla latitudine della valle ternana non descrive bene l'andamento stagionale climatico locale, quindi la tradizione popolare preferiva associare alle ricorrenze dei santi durante il corso dell'anno la pianificazione delle pratiche agricole tenendo anche presente l'andamento della fasi della Luna.
La risposta è difficile da formulare, ma sicuramente il 1452 rappresenta il limite più recente per l'epoca del rito di fondazione.La caratteristica accuratamente equinoziale dell'orientamento della costruzione potrebbe suggerire l'esistenza di una costruzione precedente fondata durante un periodo appena successivo alle prescrizioni di Dorando da Mende, quindi tra il 1200 e il 1300, epoca in cui le orientazioni equinoziali risultano essere molto frequenti. E' possibile anche ipotizzare qualcosa di più antico,edificato qualche tempo dopo le indicazioni di Silvestro II relativamente all'orientamento equinoziale delle chiese, ma in questo caso il primo edificio di culto potrebbe essere stato edificato grosso modo tra il 1000 e il 1200, epoca quest'ultima in accordo con il periodo di governo comunale di Terni. Guglielmo Dorando da Mende, a proposito dell'orientamento delle chiese, scrisse:
<...Debet quoque (ecclesia) sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem, ut faciunt quidam>>, Il passo è tratto dall'edizione del 1584 del "Rationale Divinorum Officiorum", pubblicata a Lione. Uno dei proverbi più comuni recita: “San Michele porta il candeliere (dal cielo) e S. Giuseppe lo riporta indietro”. Il riferimento al Sole equinoziale e alla sua luce è evidente. Infatti il significato di San Michele che porta il candeliere è che nel periodo della sua celebrazione (Equinozio di Autunno) il Sole si avvia a tramontare sempre più presto in quanto la sua altezza apparente sull'orizzonte, quando transita al meridiano, diminuisce sempre più fino ad arrivare al suo valore minimo in corrispondenza del solstizio di inverno presso il quale si celebra la festa solstiziale cristiana per eccellenza: il Natale.Durante il periodo successivo alla festa di S. Michele Arcangelo quindi era necessario accendere il lume sempre più presto la sera a causa della progressiva riduzione delle ore di luce diurna. Il significato di San Giuseppe che riporta il candeliere indietro è esattamente quello opposto dal punto di vista astronomico. In prossimità dell'equinozio di primavera il Sole sale, ad ogni giorno che passa, sempre più in alto nel cielo quando a mezzodì transita al meridiano locale e di conseguenza l'ora del tramonto ritarda sempre più fino a raggiungere il suo massimo nel giorno del solstizio d'estate. La ripartizione stagionale basata sugli equinozi e sui solstizi è testimoniata anche da un altro proverbio relativo a S. Michele Arcangelo che recita: “Se San Michele Arcangelo si bagna le ali (ossia se piove il 29 Settembre, festa di S. Michele Arcangelo) allora pioverà fino a Natale”. In questo caso la piovosità della stagione viene predetta dalla festa equinoziale autunnale (S. Michele) fino a quella solstiziale invernale (Natale) che scandiscono nella tradizione popolare la ripartizione stagionale, a fini agricolo,dell'anno solare tropico. Infatti la ripartizione stagionale astronomica che prevede che le stagioni vadano da un solstizio al successivo equinozio e viceversa, alla latitudine della valle ternana non descrive bene l'andamento stagionale climatico locale, quindi la tradizione popolare preferiva associare alle ricorrenze dei santi durante il corso dell'anno la pianificazione delle pratiche agricole tenendo anche presente l'andamento della fasi della Luna.
di Pierluigi Montalbano
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