La
riscoperta è iniziata da non oltre mezzo secolo. Il merito spetta anche a Le
Corbusier, il quale, già nel maggio del 1928, visitando i suoi lavori a
Barcellona, l’aveva definito come colui che possedeva “la maggior forza
architettonica tra gli uomini della sua generazione” e, nel 1957, “un uomo di
una forza, fede e capacità tecnica straordinaria”. Il ‘nostro’ Bruno Zevi aveva
riconosciuto, poi, come l’architettura del genio catalano fosse stata una delle
radici dell’Espressionismo. A rivalutare la sua figura contribuirono, inoltre,
i suoi conterranei Miró e Dalí, all’interno del movimento surrealista, ai quali
egli seppe ispirare forme inedite, così strane e aggressive per l’immaginario contemporaneo.
Nel
1956 fu istituita, presso la Scuola Superiore di Architettura di Barcellona, la
Cattedra Gaudí, un corso per architetti dedicato esclusivamente allo studio
delle sue opere.
Oggi
Gaudí appare agli occhi dei maggiori architetti contemporanei di tutto il mondo
non solo un precursore, ma anche un punto di riferimento fondamentale. Il suo
invito incessante a dare grande respiro all’immaginazione e la sua concezione
rigorosa dell’architettura come espressione della natura sono sempre molto
sentiti; è il caso di personalità quali Santiago Calatrava, che tuttavia ne
imita più la direzione di ricerca che gli esiti formali, così come di Frank O. Gehry.
Basta pensare al famoso Guggenheim Museum di Bilbao, progettato proprio da
quest’ultimo, che nella sua modernissima concezione delle forme si ispira
chiaramente all’idea di Gaudí.
Nel
2002, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita, Barcellona ha festeggiato
l’Anno Internazionale gaudiano; oltre un centinaio di manifestazioni di vario
genere, dedicate al grande artista, di cui una quarantina nella sola Catalogna,
sono state organizzate in diverse città del mondo.
In
questi ultimi anni un comitato di 30 ecclesiastici, accademici, architetti e
designer ne ha proposto la beatificazione (sarebbe il primo architetto della
storia a ricevere quest’onore!) che è stata sostenuta con entusiasmo
dall’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Ricard Maria Carles Gordó,
simpatizzante del nazionalismo catalano, secondo il quale la sua opera è
paragonabile al “Cántico espiritual” di san Giovanni della Croce. L’innegabile
religiosità della sua architettura, ma anche la sua profonda devozione sono
state all’origine dell’iniziativa: l’ultimo doveroso tributo verso colui che è universalmente
riconosciuto e ‘consacrato’ come “l’architetto di Dio”.
di
Stefano Manlio Mancini
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