martes, 14 de febrero de 2012

CRISTO E IL CRISTIANO: ALTARE VIVENTE

Dopo aver commentato il Rito della dedicazione della chiesa (1977), per quanto riguarda la sua struttura di «edificio», resta ora da completare la riflessione soffermandoci sul Rito della dedicazione dell'altare che, di tutta la celebrazione, è certamente la parte centrale e più significativa.
E' sufficiente ricordare, infatti, che i primi riti di dedicazione che furono celebrati dalla chiesa al termine delle persecuzioni (dalla pace di Costantino, nel 313. in poi), consistevano essenzialmente nella celebrazione dell'eucaristia nella nuova chiesa, e da un'ampia liturgia della parola come preparazione. Verso il IV secolo si aggiunse il rito della deposizione delle reliquie dei Martiri sotto l’altare e verso il secolo VII, in Gallia, furono aggiunti i riti dell'aspersione con l’acqua benedetta, dell'unzione col crisma, dell'incensazione, dell'illuminazione.
Questo rito piuttosto complesso passò poi nel Pontificale romano-germanico del secolo X secondo questa prospettiva: come il cristiano diventa tempio di Dio ricevendo successivamente i tre sacramenti dell'iniziazione - battesimo, cresima, eucaristia - era giusto che anche l'altare e, con esso, la chiesa, venissero in qualche modo battezzati con l'aspersione, crismati con l'unzione, santificati con la celebrazione dell'eucaristia. Il segno di croce che ben figura ancora oggi all'ingresso delle chiese dedicate è un evidente accostamento al segno di croce tracciato sulla fronte del battezzato durante il rito battesimale.
Dal momento che il Rito della dedicazione di una chiesa raggiunge il suo punto culminante nella dedicazione dell'altare, ci occuperemo qui della Dedicazione dell'altare anche perché questo rito, in casi particolari, può essere celebrato da solo, prescindendo dal resto della dedicazione della chiesa (ad esempio la dedicazione di un altare nuovo in una chiesa antica).
Soffermeremo la nostra attenzione su questi punti il significato dell'altare cristiano; l'erezione dell'altare e le sue caratteristiche; il rito ed i testi; alcune osservazioni pratiche.
1.      1. Il significato dell'altare cristiano.
Tutto il Rito parte da questo principio: ciò che si vede e si dice del «segno», si intende riferito alla «realtà» di cui il segno è immagine prefigurativa e simbolica. La natura e la dignità dell'altare sta dunque nel fatto che esso è «segno» di Cristo e del cristiano; tutto il suo simbolismo richiama queste realtà viventi.
1.1.            1.1. Natura e dignità dell'altare
Già nelle antiche culture pagane, come pure in quella biblica, si trova l'uso dell'altare. Il termine altare, con molta probabilità, sta a significare: luogo del sacrificio (dal greco thyo e thysìa: offrire un sacrificio). La tradizione biblica ci parla di altari di terra (Es 20,24), di pietra (1 Re 18, 31), di legno di acacia rivestiti di rame, di bronzo o d'oro (Es 30,1 ss). Sull'altare veniva deposto, immolato e bruciato il sacrificio (per questo, chiamato «olocausto» = far salire il profumo del sacrificio bruciato).
Sebbene il primo altare menzionato nella Bibbia sia quello innalzato da Noè (Gen 8, 20), è probabile che Caino e Abele ne abbiano eretti per offrire i loro sacrifici (cf Gen 4, 34).
Anche Abramo e Isacco costruirono altari per il sacrificio a Jahvè (Gen 12, 7-8; 26, 25). Già Mosè aveva dato disposizione che vi fosse un solo altare ufficiale che unisse tutte le tribù (Dt 12, 13-14): all'inizio fu nella Tenda, poi a Silo ed infine a Gerusalemme.
Nel tempio di Gerusalemme vi erano due altari: quello degli olocausti (Es 27, 1-8) e quello dei profumi (Es 30,27). Il primo era di legno di acacia rivestito di bronzo: aveva quattro corni agli angoli e su di esso si offriva, mattino e sera, l'olocausto perpetuo (Num 28,6). Era asilo inviolabile per tutti i colpevoli di qualche delitto che si afferrassero ad uno dei suoi corni, detti per questo «corni di salvezza» (1 Re 1,50).
L'altare dei profumi, più piccolo e ricoperto d'oro, era situato più all'interno dell’altare degli olocausti: nel «Santo», vicino al velo che lo separava dal «Santo dei Santi»; su di esso, mattina e sera, veniva offerto l'incenso (Es 30,7-8; cf Lc 1, 11; Eb 9,4; anche S. Giovanni nell'Apocalisse parla di questo altare dell'incenso che rappresenta le preghiere dei santi e presso il quale un angelo fa da sacerdote: Ap 8,2-5).
La varietà di queste tradizioni confluì ovviamente nel Nuovo Testamento e nella vita della chiesa secondo questi significati:
a.      a. Cristo, altare del suo sacrificio
Gli antichi padri della chiesa, meditando sulla parola di Dio, non esitarono ad affermare che Cristo fu vittima, sacerdote ed altare del suo stesso sacrificio (S. Epifanio).
La lettera agli Ebrei descrive infatti il Cristo come Pontefice sommo e Altare vivente del tempio celeste (Eb 4, 14; 13, 10); e l'Apocalisse presenta il nostro Redentore come Agnello immolato (Ap 5, 6), la cui offerta viene portata, per le mani dell'Angelo santo, sull'altare del cielo (cf Canone romano).
b.      b. Anche il cristiano è altare spirituale.
Se vero altare è Cristo, capo e maestro, anche i discepoli, membra del suo corpo, sono altari spirituali, sui quali viene offerto a Dio il sacrificio di una vita santa. Interpretazione, questa, già avvertita dai padri stessi, per esempio da sant'Ignazio di Antiochia, quando rivolge quella sua mirabile preghiera: «Lasciatemi questo solo: che io sia immolato a Dio, finché l'altare è pronto» (Ai Romani 2,2), o da san Policarpo, allorché raccomanda alle vedove di vivere santamente, perché «sono altare di Dio» (Ai Filippesi 4, 3).
A queste espressioni fa eco, accanto ad altre voci, quella di san Gregorio Magno: «Che cos'è l'altare di Dio se non l'anima di coloro che conducono una vita santa?... A buon diritto, quindi, altare di Dio vien chiamato il cuore dei giusti» (in Ezechiele, II, 10).
Secondo un'altra immagine assai frequente negli scrittori ecclesiastici, i fedeli che si dedicano alla preghiera, che fanno salire a Dio le loro implorazioni e offrono a lui il sacrificio delle loro suppliche, sono essi stessi pietre vive con le quali il Signore Gesù edifica l'altare della chiesa (cf Origene, che si richiama certamente a 1Pt 2, 4-5).
1.2.            1.2. Il simbolismo dell'altare
Tra i simboli maggiori dati all'altare troviamo che esso è: segno di Cristo, segno della mensa del sacrificio e del convito pasquale, onore dei martiri.
a.      a. L'altare, segno di Cristo
In ogni luogo, quando le circostanze lo esigono, i figli della chiesa possono celebrare il memoriale di Cristo e appressarsi alla mensa del Signore. Conviene però alla dignità del mistero eucaristico che i fedeli costruiscano, come già nei tempi antichi, un altare stabilmente destinato alla celebrazione della cena del Signore.
L'altare cristiano è, per sua stessa natura, ara del sacrificio e mensa del convito pasquale:
* su quell'ara viene perpetuato nel mistero, lungo il corso dei secoli, il sacrificio della croce, fino alla venuta di Cristo;
* a quella mensa si riuniscono i figli della chiesa, per rendere grazie a Dio e ricevere il corpo e il sangue di Cristo.
L'altare è pertanto, in tutte le chiese, «il centro dell'azione di grazie, che si compie con l'Eucaristia» (Messale romano, n. 259); a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti gli altri riti della chiesa.
Per il fatto che all'altare si celebra il memoriale del Signore e viene distribuito ai fedeli il suo corpo e il suo sangue, gli scrittori ecclesiastici furono indotti a scorgere nell'altare un segno di Cristo stesso; donde la nota affermazione che «l'altare è Cristo».
b.      b. L'altare, mensa del sacrificio e del Convito pasquale
Cristo Signore, istituendo nel segno di un convito sacrificale il memoriale del sacrificio che stava per offrire al Padre sull'altare della croce, rese sacra la mensa intorno alla quale dovevano radunarsi i fedeli per celebrare la sua Pasqua. L'altare è quindi mensa del sacrificio e del convito; su questa mensa il sacerdote, che agisce nella Persona di Cristo Signore, fa ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lo facessero anch'essi in memoria di lui.
A tutto questo allude l'apostolo, quando dice: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1 Cor 10, 16-17).
c.       c. L'altare, onore dei martiri
La dignità dell'altare, pertanto, consiste tutta nel fatto che esso è la mensa del Signore. Non sono dunque i corpi dei martiri che onorano l'altare, ma piuttosto è l'altare che dà prestigio al sepolcro dei martiri.
Proprio per onorare i corpi dei martiri e degli altri santi, come pure per indicare che il sacrificio dei membri trae principio e significato dal sacrificio del Capo, conviene che l'altare venga eretto sui sepolcri dei martiri o che sotto l'altare siano deposte le loro reliquie, in modo che «vengano queste vittime trionfali a prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo si offre vittima. Egli però sta sopra l'altare, perché ha patito per tutti; questi, riscattati dalla sua passione, saranno collocati sotto l'altare» (S. Ambrogio, Epistola 22, 13).
Una collocazione che sembra ripresentare in qualche modo la visione spirituale dell'apostolo Giovanni nell'Apocalisse: «Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa» (Ap 6,9).
Sebbene infatti tutti i santi vengano chiamati a buon diritto testimoni di Cristo, ha però una forza tutta particolare la testimonianza del sangue e sono proprio le reliquie dei martiri deposte sotto l'altare che esprimono questa testimonianza in tutta la sua interezza.
2.      2. Erezione dell'altare
Emerge, nel nuovo Rito della dedicazione, la centralità dell'altare, figura del Cristo, ara-sacerdote-vittima del proprio sacrificio (cf Eb 9, 11-14).
Data l'importanza di questo "segno", nella sua erezione vanno tenute presenti alcune caratteristiche:
2.1.            2.1. un solo altare
E' bene che nelle nuove chiese venga eretto un solo altare; l'unico altare, presso il quale si riunisce come un solo corpo l'assemblea dei fedeli, è segno dell'unico nostro salvatore, Cristo Gesù, e dell'unica eucaristia della chiesa.
Dopo la stabilità e la centralità dell'altare, se ne richiama qui anche l'unicità; essendo infatti simbolo di Cristo, la sua unicità diventa anche richiamo e stimolo per l'unità dell'assemblea. Scrive in proposito sant'Ignazio di Antiochia: «Unica è la carne del nostro Signore Gesù Cristo, unico i! calice che ci unisce nel suo sangue, unico l'altare, come unico è il vescovo» (Ai Filadelfi, 4).
Si potrà tuttavia erigere un secondo altare in una cappella possibilmente separata, in qualche modo, dalla navata della chiesa e destinata a ospitare il tabernacolo per la custodia del santissimo Sacramento; sull'altare di questa cappella si potrà anche celebrare la santa messa nei giorni feriali per un gruppo ristretto di fedeli.
Si dovrà comunque evitare assolutamente la costruzione di più altari al solo scopo di ornamento della chiesa (Dedicazione di un altare, n. 158).
Il problema resta per le chiese di vecchia costruzione dove gli altari sono più di uno. Non si tratta ovviamente di abbatterli, soprattutto se hanno un valore artistico; vanno semplicemente trattati con quella sobrietà di ornamento che ne impedisce di farne un doppione rispetto all'unico altare centrale; ad esempio, non si copra la sua mensa con la tovaglia.
2.2.            2.2. caratteristiche:
a.       a. decoroso
Si faccia attenzione a non ridurre l'altare a un supporto di oggetti che nulla hanno a che fare con la liturgia eucaristica. Anche i candelieri e i fiori siano sobri per numero e dimensione. li microfono per la dimensione e la collocazione non sia tanto ingombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e dei segni liturgici (Indicazioni CEI, Messale 1983, n. 14).
2.3.            2.3. la dedicazione
Per sua stessa natura l'altare è dedicato a Dio soltanto perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio eucaristico. E’ questo il senso in cui si deve intendere la consuetudine della chiesa di dedicare a Dio altari in onore dei santi.
Lo esprime assai bene sant'Agostino: «Non ai martiri, ma al Dio dei martiri dedichiamo altari, anche se lo facciamo nelle memorie dei martiri» (Contro Fausto, XX, 21).
E' una cosa, questa, da spiegare con chiarezza ai fedeli. Nelle nuove chiese non si devono collocare sull'altare né statue né immagini di santi. Neanche le reliquie dei santi esposte alla venerazione dei fedeli, si devono deporre sulla mensa dell'altare.
3.      3. Il Rito della dedicazione dell'altare
            La dedicazione della chiesa e dell'altare è un momento forte per il cammino della comunità cristiana in quanto esprime nel segno del tempio la nuova plantatio Ecclesiae. (cf AG n. 6).
Il rito nei suoi simboli e nei suoi formulari è tutto orientato alla evangelizzazione e alla partecipazione, così da sfrondare il complesso cerimoniale antico, per renderlo più semplice e immediatamente intelligibile e restituirlo al vero destinatario: il popolo di Dio radunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo è consigliabile far precedere i giorni della dedicazione da una serie di incontri di catechesi e di preghiera in modo da rendere familiare l'idea secondo cui il vero soggetto del culto è Cristo intimamente congiunto alle sue membra ecclesiali che diventano con lui un unico Altare vivente.
3.1.            3.1. Messa della dedicazione
L'altare diventa sacro soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia. La messa della dedicazione sarà così la prima eucaristia celebrata su questo altare. Poiché la celebrazione dell'Eucaristia è intimamente legata al rito della dedicazione dell'altare, si dice la messa «Nella dedicazione dell'altare».
3.2.            3.2. Le parti del rito
Dopo le letture e terminata l'omelia, si dice il "Credo" e si cantano le litanie dei santi. Segue il rito vero e proprio della dedicazione dell'altare che si articola nei seguenti passaggi:
a.       a. Deposizione delle reliquie dei santi.
La deposizione delle reliquie dei martiri o di altri santi sotto l'altare sta ad indicare che tutti coloro che sono stati battezzati nella morte di Cristo e specialmente coloro che hanno sparso per lui il loro sangue, partecipano alla passione di Cristo: dal sacrificio del capo si ricollega e trae origine e principio anche il sacrificio delle membra. Già nell'Apocalisse si ha questa visione: «Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa» (Ap 6,9).
b.      b. Preghiera di dedicazione.
La celebrazione dell'Eucaristia è il rito fondamentale e l'unico indispensabile per dedicare un altare; tuttavia, secondo la tradizione comune della chiesa di Oriente e d'Occidente, si dice anche la preghiera della dedicazione nella quale si esprime l'intenzione di dedicare in perpetuo l'altare stesso a Dio e si chiede la sua benedizione.
In tale preghiera si richiamano «le molteplici figure antiche» e il loro «compimento» nell'unico mistero dell'altare.
Si richiamano gli altari costruiti da Noé, da Abramo, da Mosè; infine l'altare della croce su cui Cristo si è offerto sacerdote e vittima, in oblazione pura, per distruggere i peccati del mondo e stabilire un'alleanza nuova ed eterna.
La pietra dell'altare è dunque «segno di Cristo dal cui fianco squarciato scaturirono l'acqua e il sangue fonte dei sacramenti della Chiesa». Per questo motivo l'altare diventa: ara del sacrificio, mensa del convito, luogo di intima comunione con Dio, fonte di unità per la chiesa, vincolo di carità e di concordia, centro della nostra lode, anticipo di quella lode perenne che canteremo con Cristo, pontefice sommo e altare vivente.
c.       c. L'unzione.
Con i riti dell'unzione, dell'incensazione, della copertura e dell'illuminazione dell'altare, si vuol esprimere con segni visibili alcuni aspetti di quell'azione invisibile che il Signore esercita per mezzo della chiesa, quando essa celebra i divini misteri e specialmente l'eucaristia.
Con l'unzione del crisma l'altare diventa simbolo di Cristo, che è ed è chiamato l'Unto, cioè il Consacrato per eccellenza; il Padre infatti lo unse di Spirito santo e lo costituì Sommo Sacerdote, perché offrisse sull'altare il sacrificio del suo corpo per la salvezza di tutti.
d.      d. L'incenso.
Bruciato sull'altare significa che il sacrificio di Cristo, perpetuato sull'altare nel mistero, sale a Dio in odore di soavità; significa inoltre che le preghiere dei fedeli s'innalzano accette e gradite fino al trono di Dio (cf Ap 8,3-4: «Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi, bruciandoli sull'altare d'oro posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì verso Dio, insieme con le preghiere dei santi»).
Con l'incenso viene incensato anche il popolo di Dio giacché esso è il tempio vivo, nel quale ogni fedele è un altare spirituale (cf Rm 12, 1).
e.       e. La copertura dell'altare.
Indica che esso è insieme luogo del sacrificio eucaristico e mensa del Signore: intorno ad esso stanno sacerdoti e fedeli, che svolgendo insieme la stessa azione sacra, anche se con uffici e compiti diversi, celebrano il memoriale della morte e risurrezione di Cristo e partecipano alla Cena del Signore. E' per questo che l'altare, mensa del convito sacrificale, viene preparato e ornato a festa: segno espressivo che a questa mensa del Signore tutti i fedeli si accostano con gioia, per nutrirsi del cibo divino, cioè del corpo e del sangue di Cristo immolato.
f.       f. L'illuminazione dell'altare.
Ricorda che Cristo è luce per illuminare le genti (Lc 2, 32); del suo splendore brilla la chiesa e per mezzo di essa tutta la famiglia umana.
g.      g. La celebrazione dell'Eucaristia.
E' questa la parte più importante e più antica di tutto il rito, infatti:
· ·con la celebrazione del sacrificio eucaristico si raggiunge e si manifesta chiaramente nel segno il fine principale per cui è stato costruito l'altare;
· ·inoltre l'Eucaristia, che santifica il cuore di coloro che la ricevono, consacra in qualche modo l'altare; è questa un'affermazione frequente negli antichi padri della chiesa: «Degno di ammirazione è questo altare, perché anche se di sua natura è semplice pietra, diventa santo dal momento che ha accolto e sostenuto il corpo di Cristo» (s. Giovanni Crisostomo, Omelia XX in 2 Cor, 3);
· ·e finalmente il nesso con cui sono strettamente congiunte la dedicazione dell'altare e la celebrazione dell'Eucaristia risulta anche dal fatto che la messa della dedicazione è arricchita di un prefazio proprio intimamente connesso al rito.
h.      h. Benedizione del calice e della patena.
Il Rituale per la Dedicazione della chiesa e dell'altare, riporta anche il rito per la Benedizione del calice e della patena.
Il Rituale prevede che:
·                             · il calice e la patena, che sono usati nella messa per la offerta, la consacrazione e la comunione del pane e del vino, diventano vasi sacri in forza della loro destinazione esclusiva e permanente alla celebrazione dell'Eucaristia;
·                             · l'intenzione di destinare questi vasi unicamente alla celebrazione dell'eucaristia viene manifestata dinanzi alla comunità del fedeli con una particolare benedizione impartita, preferibilmente, durante la messa.
Qualunque sacerdote può benedire il calice e la patena, purché l'uno e l'altra siano fatti secondo le disposizioni date in Principi e norme per l'uso del Messale Romano., n. 290-295.
4.      4. Osservazioni conclusive
Nel Rito della dedicazione dell’altare si insiste molto affinché i fedeli vengano tempestivamente informati e opportunamente preparati con apposita catechesi sul significato dei riti e sul loro svolgimento concreto.
La catechesi liturgica sul Rito della dedicazione dell'altare ci porta ad alcune osservazioni pratiche da tenere in considerazione anche nelle nostre comunità:
a.                                 a. superare la provvisorietà: non si deve permettere che soluzioni provvisorie adottate con la riforma liturgica divengano definitive; si faccia di tutto per ricercare una sistemazione degna e definitiva dello spazio presbiterale (altare, ambone, sede del celebrante, tabernacolo, ecc.); ci si faccia aiutare dalle apposite Commissioni diocesane (liturgica e di arte sacra) in vista di una sistemazione definitiva e decorosa.
b.                                 b. un solo altare: la Congregazione per il Culto Divino ha detto che « non è da ritenersi stabile la sistemazione di un presbiterio nel quale dinanzi al vecchio altare ne è stato collocato un altro per la celebrazione verso il popolo»; l'altare posticcio va tolto e si deve ricercare una soluzione stabile e decorosa che manifesti la presenza di «un solo altare».
c.                                  c. gli ornamenti: le indicazioni del Rituale e le recenti indicazioni della CEI sul nuovo Messale (cf n. 14: l'altare), suggeriscono che, data la natura del "segno" dell'altare, esso non deve diventare una credenza o una specie di bancone buono per tutti gli usi. E' addirittura previsto che gli stessi candelieri e la croce siano posti non sopra, ma accanto all'altare, proprio perché risalti meglio la dignità e la «personalità» dell'altare in quanto "segno" dell'Altare vivente che è Cristo. «Anche i candelieri e i fiori siano sobri per numero e dimensione» (Indicazieni CEI, n. 14).
d.                                 d. altare e tabernacolo: A motivo del segno, è più consono alla natura della sacra celebrazione che, per quanto è possibile, il Cristo non sia eucaristicamente presente nel tabernacolo sull'altare in cui viene celebrata la messa, fin dall'inizio della medesima; infatti la presenza eucaristica del Cristo è il frutto della consacrazione, e come tale deve apparire (Rito della Comunione e del culto eucaristico fuori della Messa, n. 6).
e.                                  e. l'anniversario della dedicazione: proprio per ricordare il mistero del tempio, segno della chiesa vivente, edificata con pietre scelte e preziose in Cristo Gesù, pietra angolare (cf 1Pt 2, 4-5), ed il mistero dell'altare, segno di quell'Altare vivente che è Cristo ed il cristiano, è quantomai opportuno celebrare la memoria liturgica della dedicazione con una celebrazione particolarmente gioiosa e comunitaria.
SPIRITUALITÀ LITURGICA
Prof. Paolo Giglioni

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