Dopo aver commentato il Rito
della dedicazione della chiesa (1977), per quanto riguarda la sua
struttura di «edificio», resta ora da completare la riflessione soffermandoci
sul Rito della dedicazione dell'altare che, di tutta la celebrazione, è
certamente la parte centrale e più significativa.
E' sufficiente ricordare,
infatti, che i primi riti di dedicazione che furono celebrati dalla chiesa al
termine delle persecuzioni (dalla pace di Costantino, nel 313. in poi),
consistevano essenzialmente nella celebrazione dell'eucaristia nella nuova
chiesa, e da un'ampia liturgia della parola come preparazione. Verso il IV
secolo si aggiunse il rito della deposizione delle reliquie dei Martiri sotto
l’altare e verso il secolo VII, in Gallia, furono aggiunti i riti
dell'aspersione con l’acqua benedetta, dell'unzione col crisma,
dell'incensazione, dell'illuminazione.
Questo rito piuttosto complesso
passò poi nel Pontificale romano-germanico del secolo X secondo questa
prospettiva: come il cristiano diventa tempio di Dio ricevendo successivamente
i tre sacramenti dell'iniziazione - battesimo, cresima, eucaristia - era giusto
che anche l'altare e, con esso, la chiesa, venissero in qualche modo battezzati
con l'aspersione, crismati con l'unzione, santificati con la celebrazione
dell'eucaristia. Il segno di croce che ben figura ancora oggi all'ingresso
delle chiese dedicate è un evidente accostamento al segno di croce tracciato
sulla fronte del battezzato durante il rito battesimale.
Dal momento che il Rito della
dedicazione di una chiesa raggiunge il suo punto culminante nella dedicazione
dell'altare, ci occuperemo qui della Dedicazione dell'altare anche
perché questo rito, in casi particolari, può essere celebrato da solo,
prescindendo dal resto della dedicazione della chiesa (ad esempio la
dedicazione di un altare nuovo in una chiesa antica).
Soffermeremo la nostra attenzione
su questi punti il significato dell'altare cristiano; l'erezione dell'altare
e le sue caratteristiche; il rito ed i testi; alcune osservazioni pratiche.
1.
1. Il significato dell'altare cristiano.
Tutto il Rito parte da questo
principio: ciò che si vede e si dice del «segno», si intende riferito alla
«realtà» di cui il segno è immagine prefigurativa e simbolica. La natura e la
dignità dell'altare sta dunque nel fatto che esso è «segno» di Cristo e del cristiano;
tutto il suo simbolismo richiama queste realtà viventi.
1.1.
1.1. Natura e dignità dell'altare
Già nelle antiche culture pagane,
come pure in quella biblica, si trova l'uso dell'altare. Il termine altare, con
molta probabilità, sta a significare: luogo del sacrificio (dal greco thyo
e thysìa: offrire un sacrificio). La tradizione biblica ci parla di
altari di terra (Es 20,24), di pietra (1 Re 18, 31), di legno di
acacia rivestiti di rame, di bronzo o d'oro (Es 30,1 ss). Sull'altare
veniva deposto, immolato e bruciato il sacrificio (per questo, chiamato
«olocausto» = far salire il profumo del sacrificio bruciato).
Sebbene il primo altare
menzionato nella Bibbia sia quello innalzato da Noè (Gen 8, 20), è
probabile che Caino e Abele ne abbiano eretti per offrire i loro sacrifici (cf
Gen 4, 34).
Anche Abramo e Isacco costruirono
altari per il sacrificio a Jahvè (Gen 12, 7-8; 26, 25). Già Mosè aveva dato
disposizione che vi fosse un solo altare ufficiale che unisse tutte le tribù
(Dt 12, 13-14): all'inizio fu nella Tenda, poi a Silo ed infine a Gerusalemme.
Nel tempio di Gerusalemme vi
erano due altari: quello degli olocausti (Es 27, 1-8) e quello dei
profumi (Es 30,27). Il primo era di legno di acacia rivestito di bronzo:
aveva quattro corni agli angoli e su di esso si offriva, mattino e sera, l'olocausto
perpetuo (Num 28,6). Era asilo inviolabile per tutti i colpevoli di qualche
delitto che si afferrassero ad uno dei suoi corni, detti per questo «corni di
salvezza» (1 Re 1,50).
L'altare dei profumi, più piccolo
e ricoperto d'oro, era situato più all'interno dell’altare degli olocausti: nel
«Santo», vicino al velo che lo separava dal «Santo dei Santi»; su di esso,
mattina e sera, veniva offerto l'incenso (Es 30,7-8; cf Lc 1, 11; Eb 9,4; anche S. Giovanni
nell'Apocalisse parla di questo altare dell'incenso che rappresenta le
preghiere dei santi e presso il quale un angelo fa da sacerdote: Ap 8,2-5).
La varietà di queste tradizioni
confluì ovviamente nel Nuovo Testamento e nella vita della chiesa secondo
questi significati:
a.
a. Cristo, altare del suo sacrificio
Gli antichi padri della chiesa,
meditando sulla parola di Dio, non esitarono ad affermare che Cristo fu
vittima, sacerdote ed altare del suo stesso sacrificio (S. Epifanio).
La lettera agli Ebrei descrive infatti
il Cristo come Pontefice sommo e Altare vivente del tempio celeste (Eb 4, 14;
13, 10); e l'Apocalisse presenta il nostro Redentore come Agnello immolato (Ap
5, 6), la cui offerta viene portata, per le mani dell'Angelo santo,
sull'altare del cielo (cf Canone romano).
b.
b. Anche il cristiano è altare spirituale.
Se vero altare è Cristo,
capo e maestro, anche i discepoli, membra del suo corpo, sono altari
spirituali, sui quali viene offerto a Dio il sacrificio di una vita
santa. Interpretazione, questa, già avvertita dai padri stessi, per esempio da
sant'Ignazio di Antiochia, quando rivolge quella sua mirabile preghiera: «Lasciatemi
questo solo: che io sia immolato a Dio, finché l'altare è pronto» (Ai
Romani 2,2), o da san Policarpo, allorché raccomanda alle vedove di vivere
santamente, perché «sono altare di Dio» (Ai Filippesi 4, 3).
A queste espressioni fa eco,
accanto ad altre voci, quella di san Gregorio Magno: «Che cos'è l'altare di
Dio se non l'anima di coloro che conducono una vita santa?... A buon diritto,
quindi, altare di Dio vien chiamato il cuore dei giusti» (in Ezechiele, II,
10).
Secondo un'altra immagine assai
frequente negli scrittori ecclesiastici, i fedeli che si dedicano alla
preghiera, che fanno salire a Dio le loro implorazioni e offrono a lui il
sacrificio delle loro suppliche, sono essi stessi pietre vive con le quali il
Signore Gesù edifica l'altare della chiesa (cf Origene, che si richiama
certamente a 1Pt 2, 4-5).
1.2.
1.2. Il simbolismo dell'altare
Tra i simboli maggiori dati
all'altare troviamo che esso è: segno di Cristo, segno della mensa del
sacrificio e del convito pasquale, onore dei martiri.
a.
a. L'altare, segno di Cristo
In ogni luogo, quando le
circostanze lo esigono, i figli della chiesa possono celebrare il memoriale di
Cristo e appressarsi alla mensa del Signore. Conviene però alla dignità del
mistero eucaristico che i fedeli costruiscano, come già nei tempi antichi, un
altare stabilmente destinato alla celebrazione della cena del Signore.
L'altare cristiano è, per sua
stessa natura, ara del sacrificio e mensa del convito pasquale:
* su quell'ara viene perpetuato
nel mistero, lungo il corso dei secoli, il sacrificio della croce, fino alla
venuta di Cristo;
* a quella mensa si riuniscono i
figli della chiesa, per rendere grazie a Dio e ricevere il corpo e il sangue di
Cristo.
L'altare è pertanto, in tutte le
chiese, «il centro dell'azione di grazie, che si compie con l'Eucaristia» (Messale
romano, n. 259); a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti gli
altri riti della chiesa.
Per il fatto che all'altare si
celebra il memoriale del Signore e viene distribuito ai fedeli il suo corpo e
il suo sangue, gli scrittori ecclesiastici furono indotti a scorgere
nell'altare un segno di Cristo stesso; donde la nota affermazione che «l'altare
è Cristo».
b.
b. L'altare, mensa del sacrificio e del Convito
pasquale
Cristo Signore, istituendo nel
segno di un convito sacrificale il memoriale del sacrificio che stava per
offrire al Padre sull'altare della croce, rese sacra la mensa intorno alla
quale dovevano radunarsi i fedeli per celebrare la sua Pasqua. L'altare è
quindi mensa del sacrificio e del convito; su questa mensa il sacerdote,
che agisce nella Persona di Cristo Signore, fa ciò che il Signore stesso fece e
affidò ai discepoli, perché lo facessero anch'essi in memoria di lui.
A tutto questo allude l'apostolo,
quando dice: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse
comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse
comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo
molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1
Cor 10, 16-17).
c.
c. L'altare, onore dei martiri
La dignità dell'altare, pertanto,
consiste tutta nel fatto che esso è la mensa del Signore. Non sono dunque i
corpi dei martiri che onorano l'altare, ma piuttosto è l'altare che dà
prestigio al sepolcro dei martiri.
Proprio per onorare i corpi dei
martiri e degli altri santi, come pure per indicare che il sacrificio dei
membri trae principio e significato dal sacrificio del Capo, conviene che
l'altare venga eretto sui sepolcri dei martiri o che sotto l'altare siano
deposte le loro reliquie, in modo che «vengano queste vittime trionfali a
prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo si offre vittima. Egli però sta
sopra l'altare, perché ha patito per tutti; questi, riscattati dalla sua
passione, saranno collocati sotto l'altare» (S. Ambrogio, Epistola 22,
13).
Una collocazione che sembra
ripresentare in qualche modo la visione spirituale dell'apostolo Giovanni
nell'Apocalisse: «Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati
a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa» (Ap
6,9).
Sebbene infatti tutti i santi
vengano chiamati a buon diritto testimoni di Cristo, ha però una forza tutta
particolare la testimonianza del sangue e sono proprio le reliquie dei martiri
deposte sotto l'altare che esprimono questa testimonianza in tutta la sua
interezza.
2.
2. Erezione dell'altare
Emerge, nel nuovo Rito della
dedicazione, la centralità dell'altare, figura del Cristo,
ara-sacerdote-vittima del proprio sacrificio (cf Eb 9, 11-14).
Data l'importanza di questo
"segno", nella sua erezione vanno tenute presenti alcune caratteristiche:
2.1.
2.1. un solo altare
E' bene che nelle nuove chiese
venga eretto un solo altare; l'unico altare, presso il quale si riunisce
come un solo corpo l'assemblea dei fedeli, è segno dell'unico nostro salvatore,
Cristo Gesù, e dell'unica eucaristia della chiesa.
Dopo la stabilità e la centralità
dell'altare, se ne richiama qui anche l'unicità; essendo infatti simbolo
di Cristo, la sua unicità diventa anche richiamo e stimolo per l'unità
dell'assemblea. Scrive in proposito sant'Ignazio di Antiochia: «Unica è la
carne del nostro Signore Gesù Cristo, unico i! calice che ci unisce nel suo
sangue, unico l'altare, come unico è il vescovo» (Ai Filadelfi, 4).
Si potrà tuttavia erigere un
secondo altare in una cappella possibilmente separata, in qualche modo, dalla
navata della chiesa e destinata a ospitare il tabernacolo per la custodia del
santissimo Sacramento; sull'altare di questa cappella si potrà anche celebrare
la santa messa nei giorni feriali per un gruppo ristretto di fedeli.
Si dovrà comunque evitare
assolutamente la costruzione di più altari al solo scopo di ornamento della
chiesa (Dedicazione di un altare, n. 158).
Il problema resta per le chiese
di vecchia costruzione dove gli altari sono più di uno. Non si tratta
ovviamente di abbatterli, soprattutto se hanno un valore artistico; vanno
semplicemente trattati con quella sobrietà di ornamento che ne impedisce di
farne un doppione rispetto all'unico altare centrale; ad esempio, non si copra
la sua mensa con la tovaglia.
2.2.
2.2. caratteristiche:
a.
a. decoroso
Si faccia attenzione a non
ridurre l'altare a un supporto di oggetti che nulla hanno a che fare con la
liturgia eucaristica. Anche i candelieri e i fiori siano sobri per numero e
dimensione. li microfono per la dimensione e la collocazione non sia tanto
ingombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e dei segni
liturgici (Indicazioni CEI, Messale 1983, n. 14).
2.3.
2.3. la dedicazione
Per sua stessa natura l'altare è
dedicato a Dio soltanto perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio
eucaristico. E’ questo il senso in cui si deve intendere la consuetudine della
chiesa di dedicare a Dio altari in onore dei santi.
Lo esprime assai bene
sant'Agostino: «Non ai martiri, ma al Dio dei martiri dedichiamo altari,
anche se lo facciamo nelle memorie dei martiri» (Contro Fausto, XX,
21).
E' una cosa, questa, da spiegare
con chiarezza ai fedeli. Nelle nuove chiese non si devono collocare sull'altare
né statue né immagini di santi. Neanche le reliquie dei santi esposte alla
venerazione dei fedeli, si devono deporre sulla mensa dell'altare.
3.
3. Il Rito della dedicazione dell'altare
La
dedicazione della chiesa e dell'altare è un momento forte per il cammino della
comunità cristiana in quanto esprime nel segno del tempio la nuova plantatio
Ecclesiae. (cf AG n. 6).
Il rito nei suoi simboli e nei
suoi formulari è tutto orientato alla evangelizzazione e alla partecipazione,
così da sfrondare il complesso cerimoniale antico, per renderlo più semplice e
immediatamente intelligibile e restituirlo al vero destinatario: il popolo di
Dio radunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo
è consigliabile far precedere i giorni della dedicazione da una serie di
incontri di catechesi e di preghiera in modo da rendere familiare l'idea
secondo cui il vero soggetto del culto è Cristo intimamente congiunto alle sue
membra ecclesiali che diventano con lui un unico Altare vivente.
3.1.
3.1. Messa della dedicazione
L'altare diventa sacro
soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia. La messa della dedicazione
sarà così la prima eucaristia celebrata su questo altare. Poiché la
celebrazione dell'Eucaristia è intimamente legata al rito della dedicazione
dell'altare, si dice la messa «Nella dedicazione dell'altare».
3.2.
3.2. Le parti del rito
Dopo le letture e terminata
l'omelia, si dice il "Credo" e si cantano le litanie dei santi. Segue
il rito vero e proprio della dedicazione dell'altare che si articola nei
seguenti passaggi:
a.
a. Deposizione delle reliquie dei santi.
La deposizione delle reliquie dei
martiri o di altri santi sotto l'altare sta ad indicare che tutti coloro
che sono stati battezzati nella morte di Cristo e specialmente coloro che hanno
sparso per lui il loro sangue, partecipano alla passione di Cristo: dal
sacrificio del capo si ricollega e trae origine e principio anche il sacrificio
delle membra. Già nell'Apocalisse si ha questa visione: «Vidi sotto l'altare
le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della
testimonianza che gli avevano resa» (Ap 6,9).
b.
b. Preghiera di dedicazione.
La celebrazione dell'Eucaristia è
il rito fondamentale e l'unico indispensabile per dedicare un altare; tuttavia,
secondo la tradizione comune della chiesa di Oriente e d'Occidente, si dice
anche la preghiera della dedicazione nella quale si esprime l'intenzione di
dedicare in perpetuo l'altare stesso a Dio e si chiede la sua benedizione.
In tale preghiera si richiamano «le
molteplici figure antiche» e il loro «compimento» nell'unico mistero
dell'altare.
Si richiamano gli altari
costruiti da Noé, da Abramo, da Mosè; infine l'altare della croce su cui Cristo
si è offerto sacerdote e vittima, in oblazione pura, per distruggere i peccati
del mondo e stabilire un'alleanza nuova ed eterna.
La pietra dell'altare è dunque «segno
di Cristo dal cui fianco squarciato scaturirono l'acqua e il sangue fonte dei sacramenti
della Chiesa». Per questo motivo l'altare diventa: ara del sacrificio,
mensa del convito, luogo di intima comunione con Dio, fonte di unità per la
chiesa, vincolo di carità e di concordia, centro della nostra lode, anticipo di
quella lode perenne che canteremo con Cristo, pontefice sommo e altare vivente.
c.
c. L'unzione.
Con i riti dell'unzione,
dell'incensazione, della copertura e dell'illuminazione dell'altare, si vuol
esprimere con segni visibili alcuni aspetti di quell'azione invisibile che il Signore
esercita per mezzo della chiesa, quando essa celebra i divini misteri e
specialmente l'eucaristia.
Con l'unzione del crisma l'altare
diventa simbolo di Cristo, che è ed è chiamato l'Unto, cioè il Consacrato per
eccellenza; il Padre infatti lo unse di Spirito santo e lo costituì Sommo
Sacerdote, perché offrisse sull'altare il sacrificio del suo corpo per la
salvezza di tutti.
d.
d. L'incenso.
Bruciato sull'altare significa
che il sacrificio di Cristo, perpetuato sull'altare nel mistero, sale a Dio in
odore di soavità; significa inoltre che le preghiere dei fedeli s'innalzano
accette e gradite fino al trono di Dio (cf Ap 8,3-4: «Poi venne un
altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono
dati molti profumi, perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i
santi, bruciandoli sull'altare d'oro posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo
il fumo degli aromi salì verso Dio, insieme con le preghiere dei santi»).
Con l'incenso viene incensato
anche il popolo di Dio giacché esso è il tempio vivo, nel quale ogni
fedele è un altare spirituale (cf Rm 12, 1).
e.
e. La copertura dell'altare.
Indica che esso è insieme luogo
del sacrificio eucaristico e mensa del Signore: intorno ad esso stanno
sacerdoti e fedeli, che svolgendo insieme la stessa azione sacra, anche se con
uffici e compiti diversi, celebrano il memoriale della morte e risurrezione di
Cristo e partecipano alla Cena del Signore. E' per questo che l'altare, mensa
del convito sacrificale, viene preparato e ornato a festa: segno espressivo che
a questa mensa del Signore tutti i fedeli si accostano con gioia, per nutrirsi
del cibo divino, cioè del corpo e del sangue di Cristo immolato.
f.
f. L'illuminazione dell'altare.
Ricorda che Cristo è luce per
illuminare le genti (Lc 2, 32); del suo splendore brilla la chiesa e per mezzo
di essa tutta la famiglia umana.
g.
g. La celebrazione dell'Eucaristia.
E' questa la parte più importante
e più antica di tutto il rito, infatti:
· ·con la
celebrazione del sacrificio eucaristico si raggiunge e si manifesta chiaramente
nel segno il fine principale per cui è stato costruito l'altare;
· ·inoltre
l'Eucaristia, che santifica il cuore di coloro che la ricevono, consacra in
qualche modo l'altare; è questa un'affermazione frequente negli antichi padri
della chiesa: «Degno di ammirazione è questo altare, perché anche se di sua
natura è semplice pietra, diventa santo dal momento che ha accolto e sostenuto
il corpo di Cristo» (s. Giovanni Crisostomo, Omelia XX in 2 Cor, 3);
· ·e finalmente
il nesso con cui sono strettamente congiunte la dedicazione dell'altare e la
celebrazione dell'Eucaristia risulta anche dal fatto che la messa della
dedicazione è arricchita di un prefazio proprio intimamente connesso al rito.
h.
h. Benedizione del calice e della patena.
Il Rituale per la Dedicazione
della chiesa e dell'altare, riporta anche il rito per la Benedizione del
calice e della patena.
Il Rituale prevede che:
·
· il calice e la patena, che sono usati nella messa per la offerta, la
consacrazione e la comunione del pane e del vino, diventano vasi sacri in forza
della loro destinazione esclusiva e permanente alla celebrazione
dell'Eucaristia;
·
· l'intenzione di destinare questi vasi unicamente alla celebrazione
dell'eucaristia viene manifestata dinanzi alla comunità del fedeli con una
particolare benedizione impartita, preferibilmente, durante la messa.
Qualunque sacerdote può benedire
il calice e la patena, purché l'uno e l'altra siano fatti secondo le
disposizioni date in Principi e norme per l'uso del Messale Romano., n.
290-295.
4.
4. Osservazioni conclusive
Nel Rito della dedicazione
dell’altare si insiste molto affinché i fedeli vengano tempestivamente
informati e opportunamente preparati con apposita catechesi sul significato dei
riti e sul loro svolgimento concreto.
La catechesi liturgica sul Rito
della dedicazione dell'altare ci porta ad alcune osservazioni pratiche da
tenere in considerazione anche nelle nostre comunità:
a.
a. superare la provvisorietà: non si deve
permettere che soluzioni provvisorie adottate con la riforma liturgica
divengano definitive; si faccia di tutto per ricercare una sistemazione degna e
definitiva dello spazio presbiterale (altare, ambone, sede del celebrante,
tabernacolo, ecc.); ci si faccia aiutare dalle apposite Commissioni diocesane
(liturgica e di arte sacra) in vista di una sistemazione definitiva e decorosa.
b.
b. un solo altare: la
Congregazione per il Culto Divino ha detto che « non è da ritenersi stabile
la sistemazione di un presbiterio nel quale dinanzi al vecchio altare ne è
stato collocato un altro per la celebrazione verso il popolo»; l'altare
posticcio va tolto e si deve ricercare una soluzione stabile e decorosa che
manifesti la presenza di «un solo altare».
c.
c. gli ornamenti: le indicazioni
del Rituale e le recenti indicazioni della CEI sul nuovo Messale (cf n.
14: l'altare), suggeriscono che, data la natura del "segno"
dell'altare, esso non deve diventare una credenza o una specie di bancone buono
per tutti gli usi. E' addirittura previsto che gli stessi candelieri e la croce
siano posti non sopra, ma accanto all'altare, proprio perché
risalti meglio la dignità e la «personalità» dell'altare in quanto
"segno" dell'Altare vivente che è Cristo. «Anche i candelieri e i
fiori siano sobri per numero e dimensione» (Indicazieni CEI, n. 14).
d.
d. altare e tabernacolo: A motivo del
segno, è più consono alla natura della sacra celebrazione che, per quanto è
possibile, il Cristo non sia eucaristicamente presente nel tabernacolo
sull'altare in cui viene celebrata la messa, fin dall'inizio della medesima; infatti
la presenza eucaristica del Cristo è il frutto della consacrazione, e come tale
deve apparire (Rito della Comunione e del culto eucaristico fuori della
Messa, n. 6).
e.
e. l'anniversario della dedicazione: proprio per
ricordare il mistero del tempio, segno della chiesa vivente, edificata con
pietre scelte e preziose in Cristo Gesù, pietra angolare (cf 1Pt 2,
4-5), ed il mistero dell'altare, segno di quell'Altare vivente che è Cristo ed
il cristiano, è quantomai opportuno celebrare la memoria liturgica della
dedicazione con una celebrazione particolarmente gioiosa e comunitaria.
SPIRITUALITÀ
LITURGICA
Prof.
Paolo Giglioni
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