Dal
1914 Gaudí si dedicò esclusivamente ai lavori della Sagrada Família, la cui
esecuzione doveva seguire la sua teoria secondo la quale “la retta è la linea
degli uomini e la curva è la linea di Dio”. Nelle intenzioni dell’architetto,
la chiesa, con il mutare delle sue forme, si sarebbe dovuta ispirare alla
tradizione delle cattedrali gotiche, nelle quali generazioni di costruttori si
succedevano, con la sovrapposizione di stili diversi. Il tempio, infatti,
caratterizzato da una pianta a croce latina di cinque navate con tre di
transetto, “sorge su una base neogotica e, attraverso portali Art Nouveau, termina
con pinnacoli di stile cubista” (G. R. Collins).
Già tra il 1884 e il 1887, il maestro catalano aveva completato la cripta e negli anni 1891-93 aveva costruito l’abside, innalzandolo fino ad un’altezza di cinquanta metri e conservando in gran parte lo stile neogotico. Il progetto originario dell’edificio – concepito quasi come un immenso e gocciolante castello di sabbia o meglio come una grande foresta di pietra viva – prevedeva la rappresentazione di un’intera cosmogonia, una sorta di poema mistico carico di una complessa simbologia: tre facciate, rispettivamente dedicate alla nascita, crocifissione e risurrezione di Gesù, e diciotto torri, simboli degli apostoli, degli Evangelisti, della Vergine e di Cristo. (Quest’ultima torre, con i suoi 170 metri di altezza, sarebbe stata la più alta di tutte). Gaudí riuscì ad ultimare la facciata orientale della Natività, iniziata nel 1892 – realizzata senza basamento e con una fantasiosa ed esuberante decorazione – e il primo dei quattro campanili fusiformi (gli altri furono terminati nel 1930).
Questi
ultimi, alti all’incirca 100 metri e traforati come termitai, sono collegati da
passaggi aerei e presentano dei coronamenti rivestiti di ceramiche che
ricordano, nella vivacità del colore, la flora e la fauna sottomarine. I
lavori, interrotti negli anni della guerra civile spagnola, furono ripresi
stabilmente solo nel 1952. Da allora si è acceso, nel mondo dell’architettura,
un accanito dibattito sull’opportunità del loro completamento, visto che nel
1936, durante un incendio, andò persa la maggior parte dei disegni e degli
appunti originali del maestro. Tra il 1954 e il 1976 venne portata a termine la
fronte della Passione, sul lato ovest, con le sue quattro torri, secondo uno
stile ispirato a forme cubo-espressioniste. Nel 1987 lo scultore catalano Josep
Maria Subirachs ottenne l’incarico per il gruppo scultoreo di questa seconda
facciata, realizzando decorazioni, completate nel 2000, di estrema modernità e
non così ridondanti come quelle della prima. Oggi, il cantiere della Sagrada
Família è un sito di grande attrazione turistica, ma l’erezione del tempio
procede a rilento a causa degli ingenti costi di esecuzione. (La chiesa
continua ad essere edificata, come all’inizio, soltanto grazie alle offerte dei
fedeli, non potendo contare su alcun finanziamento pubblico, né del Comune
né
dello Stato. Secondo una leggenda, poi, l’opera è volutamente incompiuta in
quanto la sua ultimazione determinerebbe la conclusione della storia della
Spagna). Attualmente la supervisione dei lavori di completamento, per la parte
architettonica (che prevede tra l’altro espropri ed abbattimenti di numerosi
edifici circostanti per far posto alla scalinata principale), è affidata a
Jordi Bonet i Armengol, attuale presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Barcellona
e figlio di Lluís Bonet i Garí, uno dei successori di Gaudí alla costruzione
del tempio.
Negli ultimi anni di vita si accentuò in
Gaudí la tendenza alla solitudine, tanto che nel 1925 decise di sistemarsi in
una stanzetta, adattata a studio e provvista di un semplice giaciglio, nel
cantiere della Sagrada Família. L’11 settembre dell’anno precedente, il
maestro, catalanista convinto, era stato imprigionato e multato dalla polizia –
nonostante l’età avanzata – per aver protestato pubblicamente contro il divieto
d’ingresso alla chiesa dei SS. Giusto e Pastore. Era lì per assistere ad una
messa celebrata per conto della Lega spirituale della Madre di Dio di
Montserrat, in memoria dei catalani caduti nella difesa di Barcellona, durante
l’assedio del 1714.
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