L'obiettivo
da perseguire in vista del terzo millennio per quanto riguarda la pastorale
dell'arte e degli artisti è già stato identificato nelle linee generali dai
documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Fino a oggi, per varie ragioni, in Italia tale insegnamento non è stato ancora
sufficientemente conosciuto e non ha trovato l'accoglienza che meritava; perciò
non si è ancora tradotto in un progetto pastorale coerente e condiviso. A
trent’anni dalla fine del Concilio sembra ormai giunto il momento di prenderlo
in seria considerazione e di iniziare a metterlo in pratica con la necessaria
determinazione.
L'insegnamento
conciliare riguardante l'arte non è contenuto in un unico documento ma è
presente, prevalentemente per accenni, nei più diversi contesti: nelle costituzioni,
nei decreti, nelle dichiarazioni, nei messaggi conclusivi, nei discorsi di apertura
e di chiusura delle sessioni conciliari. Per interpretarlo in maniera corretta,
inoltre, è bene tenere presente che esso è stato elaborato in forma graduale
dall'inizio del Concilio, con la Costituzione sulla liturgia, fino alla fine
del Concilio stesso con il messaggio agli artisti.
I
documenti che, con maggiore ampiezza e in forma diretta, trattano dell'arte e degli
artisti sono la Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, capitoli VI e VII,
dedicati rispettivamente alla musica sacra e all'arte sacra e la sacra
suppellettile, e la Costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, capitolo II,
dedicato alla cultura8. Accenni significativi al tema si
trovano anche nei documenti dedicati all'attività missionaria e all'ecumenismo,
all'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa, all'apostolato dei laici e ai
mezzi di comunicazione sociale.
Sussidio
dell'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza
Episcopale Italiana
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