12. Discutere e
promuovere l'animazione liturgica può sembrare una novità derivata dalle
esigenze o dalla necessità improrogabile di promuovere una pastorale liturgica
in forza dei testi dei nuovi libri liturgici. Una attenta rilettura dei dati
storici dimostra che nel cristianesimo ogni epoca culturale, quale più quale
meno, ha fatto rilevanti sforzi per far sì che i fedeli partecipassero, in un
modo o in un altro, al culto divino della Chiesa.
L'animazione
liturgica ha radici remote nella storia e nella prassi della celebrazione.
Senza pretendere di fare qui una esposizione completa dei ministeri e servizi
liturgici che troviamo nella storia, né di entrare in questioni problematiche,
indichiamo alcuni dati tra i più significativi e illuminanti.
a) Nel Nuovo Testamento
13. Gli scritti
neotestamentari non offrono una visione sistematica ed elaborata dei soggetti e
delle funzioni che erano esercitate nelle celebrazioni liturgiche della
comunità apostolica, ma attestano la loro esistenza e necessità per la vita
della chiesa nascente, per esempio, vi sono:
" coloro
che presiedono l'eucaristia (At 20,7-12);
" coloro
che battezzano (At 8,38; 9,18;10,48);
" quelli
che pregano e ungono gli infermi (Ge 5,13-17);
" quelli
che si dedicano alla parola (At 6,4);
" quelli che
animano la preghiera con inni e cantici (Ef 5,19-20; At 6,4)
" quelli
che sono dotati di diversi carismi e li manifestano nell'assemblea, soprattutto
coloro che hanno il dono della "profezia" (1 Cor 12,4-11; 14,26-40);
”quelli che raccolgono
offerte per aiutare chi è nel bisogno (At 11 ,29-30; Rom 15,26-27; 1Cor16, 1-4);
" coloro
che accolgono i più poveri che giungono nell'assemblea (Gc 2,1-9; 5,13-17).
b) Nella chiesa primitiva (dal I al VI sec)
14. Documenti di
questo tipo non sono numerosi né molto semplici; tuttavia, aiutano a scoprire
la parte che svolgono alcune determinate persone nelle celebrazioni liturgiche.
Nella "Didaché" si citano i "profeti" che "danno grazia" (2). Il martire Giustino nella sua prima "Apologia" (3) parla dei lettori, del presidente che fa l'omelia e pronuncia la "azione di grazie" secondo le sua possibilità e i diaconi che danno il pane ed il vino "eucaristizzato" ai presenti ed agli assenti.
Nella "Didaché" si citano i "profeti" che "danno grazia" (2). Il martire Giustino nella sua prima "Apologia" (3) parla dei lettori, del presidente che fa l'omelia e pronuncia la "azione di grazie" secondo le sua possibilità e i diaconi che danno il pane ed il vino "eucaristizzato" ai presenti ed agli assenti.
La Tradizione
Apostolica di Ippolito (sec. III) (4) descrive dettagliatamente i diversi
ministeri e servizi. Menziona: il Vescovo, il presbitero, il diacono, le
vedove, il lettore, la vergine, il suddiacono, chi ha il dono delle guarigioni,
ecc.
Nella
"Didascalia degli Apostoli", molto probabilmente siamo nella prima
metà del III secolo, si nota la preoccupazione per il buon ordine e la buona
disposizione dei fedeli. Oltre che ai vescovi ed ai diaconi, si fa riferimento
ad altri membri che hanno funzioni diverse per il buon andamento dell'assemblea
liturgica, a partire da colui che svolge il servizio dell'accoglienza e indica
ai fedeli il posto da occupare durante la celebrazione; colui che è attento
perché nessuno si distragga, parli o dorma durante l'azione liturgica. Informa
anche come si avrà cura preferibilmente dei poveri (5).
La lettera
scritta da papa Cornelio a Fabiano di Antiochia nell'anno 251, ci informa su
alcuni dati statistici della Chiesa di Roma. Della comunità romana facevano
parte, oltre al suo vescovo, 46 presbiteri, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42
accoliti, 52 esorcisti, lettori e ostiari (6).
Negli scritti di
Ignazio di Antiochia, Origene, Clemente di Alessandria, Cipriano, Cirillo di
Gerusalemme, Agostino, ecc. ci sono riferimenti a diversi ministeri o funzioni.
c) Dal Medio Evo al Concilio Vaticano II
15. La
caratteristica principale di tutto questo lungo periodo della storia è che il
sacerdote, presidente della celebrazione, assume la funzione di diacono e
suddiacono, come pure tutti gli altri servizi laicali. La funzione principale
dell'accolito si riduce quasi esclusivamente a quella di "rispondere"
assumendo il "ruolo" dell'assemblea, come il coro assume il canto
dell'assemblea stessa. In cambio, nelle celebrazioni avvolte di una grande
solennità, secondo una classifica, i libri liturgici indicano il numero dei
ministri per la celebrazione dell'azione liturgica corrispondente. Tutti questi
ministeri e servizi si svolgono nell'ambito del presbiterio senza esercitare
una funzione di animazione in favore della partecipazione dell'assemblea.
Dal IX secolo in
poi, la liturgia franco-germanica distingue tra ordini maggiori e minori. Si
impone l'uso di conferire tutti gli ordini minori prima del diaconato; non si
conferiscono in virtù delle necessità pastorali, ma per esprimere l'iter per
giungere al presbiterato privilegiando così più la "ascesa graduata"
che la funzione pastorale di animare la partecipazione della assemblea.
Mentre cresce il
ritualismo e si moltiplicano le cerimonie, il popolo di Dio, rimane inattivo e
passivo nelle celebrazioni liturgiche. Le funzioni liturgiche di chi non è
parte del clero, si riducono ordinariamente al servizio di sacrestano , ai,
così detti, chierichetti. In qualche celebrazione più solenne appare la figura
del maestro di cerimonie.
16. A causa
della situazione congiunturale della storia, si fa strada nel popolo cristiano
una forma di "animazione spirituale" durante le celebrazioni
liturgiche definita: "animazione devozionale". L'assemblea, stanca di
essere semplice "spettatore" in quanto il clero opera nel presbiterio,
si trasforma in "attore" e inizia, ai margini dell'azione liturgica,
a dar vita ed esprimere la propria fede con orazioni devozionali: rosario,
novene, ecc.
L'"animazione
devozionale", praticata durante le celebrazioni liturgiche, è proseguita
fino al sorgere del "movimento liturgico". Si recupera allora
lentamente il senso della partecipazione. Il popolo di Dio avverte l'esigenza
di essere soggetto vivo nella celebrazione. Hanno inizio le messe definite
"dialogate" e nel 1958 appare la figura del "commentatore".
La Costituzione
liturgica del Vaticano II pone le basi per arricchire il concetto di
partecipazione. Da allora si sviluppa tra i fedeli cristiani la coscienza che
il modo migliore di sentirsi ed essere Chiesa è vivere la liturgia nelle
diverse modalità di partecipazione.
Sr M Cristina Cruciani pddm
Conferenza episcopale Abruzzese e Molisana
Convegno liturgico Regionale
24 settembre 2011 - Lanciano
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